"I fascisti non sono graditi alla Scala". L'assurdo boicottaggio di Cgil e Anpi

Deliri incrociati sulla prima della Scala. Anpi e Cgil: "Non incontriamo chi non condanna il fascismo"

"I fascisti non sono graditi alla Scala". L'assurdo boicottaggio di Cgil e Anpi
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Un Teatro alla Scala zeppo di polemiche che più che un teatro lo fanno sembrare un teatrino, tanto il livello del contendere è infimo. Il punto più basso è stato toccato con la nota pubblicata oggi dalla Cgil e dall'Anpi. "I fascisti non sono graditi al Teatro alla Scala", hanno sentenziato. E, così d'impatto, abbiamo temuto di essere finiti negli anni Trenta del secolo scorso senza nemmeno essercene accorti. Lo stordimento, però, è durato un attimo. Scorso velocemente il calendario, abbiamo (ri)preso coscienza che no, non ci troviamo in un distopico remake del Ventennio fascista (tipo in un romanzo di Philip K. Dick), ma nel 2023. Anzi, quasi nel 2024. E, come da copione, ci ritroviamo all'insensata caccia ai fascismi immaginari di sindacati e partigiani.

Quando non è il Partito democratico ad andare a caccia di fantasmi, ci pensa il sindacato guidato da Maurizio Landini. L'occasione è ghiotta: la Prima del Don Carlo che domani, festività del patrono della città, inaugura la stagione scaligera a Milano. Ed ecco i rappresentanti della Cgil e della sezione Anpi del teatro alla Scala cucinare la polemica del giorno. In un comunicato, diramato nelle scorse ore, hanno infatti annunciato che non parteciperanno "ad alcun cerimoniale di saluto istituzionale rivolto a chi non ha mai condannato il fascismo, le sue guerre coloniali, l'alleanza e la sudditanza al nazismo che ha generato leggi razziali e tanto lutto e miseria al popolo italiano". Il motivo? Presto detto: quella che era diventata una consuetudine del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che quest'anno però non potrà presenziare all'opera, di portare, durante l'intervallo, un saluto al direttore d'orchestra, agli artisti e a una rappresentanza di lavoratori, domani sera potrebbe essere portata avanti dal presidente del Senato, Ignazio La Russa.

Probabilmente non aspettavano altro. Ai pasdaran dell'antifascismo militante nulla importa del rispetto istituzionale. Altro che seconda carica dello Stato e vicepremier, per loro sono esponenti del centrodestra e dunque lo scontro è inevitabile. I toni del comunicato sono tanto perentori quanto assurdi: "Come ogni anno avremmo volentieri portato i saluti di tutti i lavoratori e le lavoratrici del teatro alla più alta carica dello Stato. Non parteciperemo, invece, ad alcun cerimoniale di saluto istituzionale rivolto a chi non ha mai condannato il fascismo, le sue guerre coloniali, l'alleanza e la sudditanza al nazismo che ha generato leggi razziali e tanto lutto e miseria al popolo italiano".

Di assurdità in assurdità, sindacalisti e partigiani si sentono in dovere di rimarcare che il Teatro alla Scala rappresenta un "luogo democratico e civile" (come se qualcuno l'abbia mai messo

in discussione) e concludono dicendo che "non possono omaggiare chi ancora non combatte queste politiche". E su questa ennesima farsa può anche calare il sipario. Ovviamente in un mare di fischi e pernacchie.

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