Bossi ingannato dal Trota sulla falsa laurea in Albania

L'ex segretaria: "Che amarezza, il Senatur era orgoglioso dei bei voti presi dal figlio negli Usa. Ma erano tutte bugie"

Bossi ingannato dal Trota sulla falsa laurea in Albania

L'adagio popolare che salta subito in mente è fin troppo scontato: tale padre, tale figlio. Eppure è proprio così. Quello tra la famiglia Bossi e il mondo dell'università è un legame costellato di luci, poche, e ombre, tante: in un gioco di bugie e omissioni, come il padre Umberto trent'anni fa si destreggiava in famiglia tra presunte lauree in medicina, così ha fatto il figlio Renzo con il titolo accademico ottenuto in Albania nel 2010.

Con il deposito degli atti dell'inchiesta sui fondi della Lega Nord, è spuntato un inedito retroscena familiare sull'ormai celebre laurea del Trota. Il Senatùr, infatti, sarebbe stato del tutto all'oscuro del fatto che il figlio si era, in pratica, comprato quel diploma. E al prezzo, secondo l'accusa, di ben 77mila euro, pagati dal Carroccio coi soldi pubblici dei rimborsi elettorali. Anzi il padre pare andasse fiero di lui e dei suoi risultati accademici, perché il ragazzo gli raccontava che stava studiando negli Usa e che prendeva bei voti.

Il racconto delle presunte bugie di Renzo è stato messo a verbale dall'ex segretaria della Lega, Nadia Dagrada, davanti ai pm di Milano che, nei giorni scorsi, hanno chiuso l'inchiesta cosiddetta «The Family» a carico dell'ormai ex leader del Carroccio, dei figli Riccardo e Renzo e dell'ex tesoriere del partito, Francesco Belsito. «So che Renzo - ha spiegato, lo scorso aprile, Dagrada ai pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini - diceva al padre di sostenere esami universitari ora a Londra o negli Stati Uniti, ed anzi a volte ci aveva amareggiato sentire Umberto, orgoglioso, parlare dei bei voti che il figlio Renzo gli aveva detto di aver conseguito». La Dagrada ha aggiunto, inoltre, che secondo lei l'ex tesoriere Francesco Belsito, colui che si occupava dei pagamenti, avrebbe fatto bene, invece, a «dire a Umberto la verità, ossia che Renzo non solo non era laureato, ma neppure diplomato».

Nei 13 faldoni di atti depositati con la chiusura delle indagini, che vedono al centro una presunta truffa aggravata ai danni dello Stato da 40 milioni di euro, ci sono, tra le altre cose, centinaia e centinaia di pagine di verbali dell'ex tesoriere. Davanti ai pm Belsito ha persino spiegato come nella Lega andasse «di moda fare le bonifiche» dalle «microspie» perché «loro», cioè i responsabili del partito, «temevano» di essere spiati dai «servizi segreti». Nel verbale dello scorso 29 maggio, Belsito ha raccontato che «su Bossi abbiamo fatte due o tre» bonifiche dalle cimici «in via Nomentana a Roma». E il pm Roberto Pellicano: «Tutte negative?».

Belsito: «No. Avevano trovato delle ... da Bossi le avevano trovate». Belsito ha chiarito, inoltre, che quelle «bonifiche» venivano pagate «tutte in contanti»: «Mi chiamavano di notte e mi dicevano “devi pagare un importo”».

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