- Non se n’è accorto nessuno, ma nel servizio di Report su Alessandro Giuli il cronista commette un errore mica da niente. Ad un certo punto chiama Spano, l’ex capo di Gabinetto, col nome di “Alessandro” invece di “Francesco”. Allora, non saremo noi a fare le pulci a Ranucci, vista la quantità di refusi che ci scappano ogni giorno in questa indegna rubrica. Però immagino che in uno dei programmi di punta della Rai ci siano fior fior di persone che visionano il servizio prima di mandarlo in onda, avvocati compresi, e mi pare strano che nessuno si sia accorto del piccolo errorino. Una cosa è certa: il fatto che Palazzo Chigi abbia visto la puntata prima di domenica, tipo azione censoria, è di sicuro una fake news: Meloni quel refuso l’avrebbe di sicuro notato.
- Il risultato delle elezioni in Liguria è qualcosa di clamoroso. O meglio: inatteso. Marco Bucci del centrodestra batte Andrea Orlando del presunto campo largo e lo fa senza recidere il legame con la precedente amministrazione di Giovanni Toti, anzi rivendicandone in sostanza la vicinanza. È un risultato che forse chissà libera la politica, e anche l’Italia, dallo strapotere dei giudici e da quella politica che spera di vincere abbattendo il nemico per via giudiziaria anziché provare a sconfiggerlo alle urne. È uno schiaffo in faccia a chi è sceso in piazza indegnamente per chiedere le dimissioni di un presidente di Regione ancora neppure imputato. È una sberla per Elly Schlein e Giuseppe Conte, che ancora inseguono un’alleanza innaturale. È un segnale anche alla magistratura, che con una detenzione sproporzionata ha costretto al domiciliari un governatore, costringendolo di fatto alle dimissioni per riconquistare la libertà. Forse, magari, chissà è finalmente arrivata l’ora in cui l’Italia si scrolla di dosso Mani Pulite, le inchieste ad orologeria, lo strapotere di una certa magistratura spalleggiata da giornali e politica al solo fine di distruggere l’avversario. Al netto della bassa affluenza, su cui certo lo scandalo giudiziario ha pesato, i liguri hanno di fatto confermato la fiducia ad un modello di governo. Che serva da lezione a tutti: la politica deve imparare a rispettare il voto degli elettori, smettendola di chiedere le dimissioni al primo accenno di indagine da parte dei pm. I troppi amministratori prima esposti al pubblico ludibrio e poi assolti, sia a destra che a sinistra, ci dicono che chi viene eletto dovrebbe rimanere al suo posto. Almeno fino a sentenza.
- Dovreste guardare tutti un video sull’auto elettrica e le ideologie green. È un’intervista realizzata da Aliseo a Roberto Cingolani, ex ministro della Transizione ecologica. Ve la riassumo: “Abbiamo avuto una serie di ideologi che ci hanno detto che l'auto a batteria avrebbe risolto tutti i problemi del mondo - dice l’ex ministro - ma bastava fare due conti per dire che era una sciocchezza”. Cingolani non è proprio l’ultimo dei passanti. E il suo è un j’accuse clamoroso contro gli ideologi verdi che “in pieno crisi climatica ci dicevano che si poteva fare tutto con eolico e fotovoltaico” anche se era “fisicamente sbagliato”. Non per una questione di idee, ma di watt: era la fisica che non funzionava. Certo forse non serviva un genio per capirlo. In un mondo occidentale dove vivono tre delle più grandi manifatture mondiali (l'Italia, la Francia e la Germania) pensare di far progredire tutto "a batteria" era (ed è tuttora) una follia, soprattutto per un Continente povero delle materie prime necessarie. "Chi raccontava queste cose senza sapere di cosa parlava oggi dovrebbe pagare pegno dell’errore commesso. Eppure siamo stati ubriachi. Abbiamo avuto una Commissione europea che ha spinto in maniera ideologica su certe cose e ora ci rendiamo conto che abbiamo distrutto filiere intere industriali. Non solo l'automotive". Vi consiglio l’intervista. Perché Cingonali è categorico nel sostenere che di fatto è stato permesso a “gente ad alti livelli istituzionali di mentire per cinque anni dicendo cose che fisicamente non si reggono in piedi”. Chiaro?
- Lo leggo sul Corriere, ma giuro non pensavo potesse essere vero. Il pm che indaga su questo scandalo degli spioni scrive che “stavolta il soggetto su cui Pezzali vuole venga realizzato un report è il presidente della Camera dei Deputati La Russa Ignazio”. Ora, La Russa è presidente del Senato. Non di Montecitorio. Ed è incredibile, assurdo, pazzesco che un magistrato che indaga su un simile “scandalo” commetta un errore simile in un atto pubblico. Siamo seri?
- L’unica cosa chiara del caso spioni è che a leggere i giornali non si capisce un fico secco.
- Si narra che Totti stia pensando di accettare l’offerta del Como per tornare in serie A. Tanti i detrattori.
E invece tutto sommato potrebbe anche fare bene: se c’è una cosa che manca in questo calcio ormai tutto passaggini e qualche inutile corsa, quello è proprio l’estro, il colpo di genio, l’assist imprevedibile che Er Pupone ha sempre avuto. Non succede, ma se succede…- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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