Dai saggi francesi del Novecento alla realtà politica italiana il passo è tanto breve quanto pericoloso. L’uomo in rivolta dello scrittore Albert Camus, mutatis mutandis, diventa il leader della Cgil Maurizio Landini. Nel mirino del numero uno del sindacato rosso, però, c’è sempre Giorgia Meloni e il governo che presiede da ormai più di due anni. I toni nei confronti dell’esecutivo sono sempre gli stessi ma a preoccupare, oltre ai soliti attacchi personali, sono le parole usate da Landini.
Dopo lo sciopero generale al grido di “rivolta sociale” contro Meloni e soci, il capo della Cgil, come se nulla fosse, reitera l’errore e torna a parlare esplicitamente di rivolta. L’occasione è ghiotta: il salottino di Giovanni Floris su La7 diventa il teatro perfetto per tornare sui toni della sinistra più estrema. A DiMartedì, il talk show politico, Maurizio Landini è un fiume in piena contro qualsiasi provvedimento governativo. In primis sul tentativo, poi rientrato, di alzare gli stipendi dei ministri e sottosegretari.
L’emendamento in questione era stato presentato dalla maggioranza per equiparare lo stipendio dei ministri eletti in parlamento a quello dei ministri nominati dalla presidente del Consiglio e non eletti."Capisce perché aumenta la gente che non va a votare? Si rende conto del perché? Ci sono quattro milioni e mezzo di persone in Italia, il 74% sono donne, che sono obbligate a fare il part time involontario”, spiega il capo della Cgil. E continua: “Cioè a dover lavorare 20 ore. Cosa prendono queste persone lorde all'anno? Non arrivano a 11mila euro".
La soluzione è presto detta: prepararsi alla rivolta sociale. "Qui si sta parlando di un aumento di sette mila euro quando c'è gente che lavorando tutto l'anno non arriva a 11mila euro. Ora si capisce perché a uno gli venga voglia della rivolta sociale”, ribadisce Landini. "C'è bisogno di non accettare queste diseguaglianze, è il momento di mettersi insieme per cambiare queste cose. Il governo, anziché fare polemiche con il sindacato, faccia il governo e risolva i problemi per cui è stato votato". E se sbagliare è umano, preservare è diabolico.
Con la scusa di opporsi alle scelte dell’esecutivo di centrodestra, Landini, per la seconda volta di fila, ha giustificato un’ipotetica rivolta sociale contro il governo. Dichiarazioni che, oltre a non rientrare nella normale dialettica democratica tra governo e sindacati, non fanno altro che alimentare un clima “caldo” nei confronti dell’esecutivo italiano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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