Il senatore Gianni Berrino, di Fdi, deve aver dimenticato la sentenza della Corte costituzionale che invita il Parlamento a escludere il carcere per i giornalisti. Era il 2021, e quella pronuncia della Consulta è rimasta una pietra miliare del rapporto tra libertà di stampa e diritto. Senza dimenticare la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e il suo articolo 10.
Eppure, il capogruppo in commissione Giustizia di Fdi al Senato, ha presentato parecchi emendamenti che prevedono sanzioni carcerarie per i giornalisti. Il tutto, in caso di approvazione, verrebbe recepito dalla nuova legge sulla diffamazione che è a prima firma Alberto Balboni. «Nessuna nuova pena», si difende il senatore Berrino. «Semmai» il provvedimento «elimina la pena detentiva per alcune ipotesi di diffamazione», aggiunge.
Ma i testi che verranno esaminati parlano di chiaro. E la carcerazione viene prevista eccome. Per esempio in relazione alle «condotte reiterate e coordinate» sulle notizie false. E non solo. Le perplessità sono trasversali. Forza Italia, con Pierantonio Zanettin, pone dubbi sulla compatibilità con la sentenza della Corte Costituzionale. Anche la Lega non sembra tanto convinta dalle modifiche al testo Balboni proposte da Berrino.
«Noi - fa presente Manfredi Potenti, parlamentare del Carroccio - dobbiamo comunque tenere conto delle direttive europee, visto che la Ue ci ha chiesto di rivedere le normative». Sì, perché l’Italia, in materia di diffamazione, ha una legislazione molto arretrata rispetto agli altri Stati europei. La Federazione nazionale stampa italiana è stata chiara. La segretaria Alessandra Costante ritiene quella proposta da Berrino come una «misura incivile». Per il presidente dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Bartoli si tratterebbe di un «grave passo indietro» in caso di approvazione.
Berrino in serata specifica: «Eliminiamo detenzione per ipotesi semplici, la riduciamo, pur mantenendola come alternativa alla multa, per il caso di attribuzione di un fatto determinato falso».
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