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Per la casa c'è già il decreto. Meno imposte sugli affitti

Interventi da 1,74 miliardi a favore di inquilini e proprietari di immobili. Cedolare secca al 10%

Per la casa c'è già il decreto. Meno imposte sugli affitti

Roma - A conti fatti, il «piano casa» da 1,74 miliardi è l'unico provvedimento varato ieri dal Consiglio dei ministri immediatamente attuabile. Sia perché è stato licenziato sotto forma di decreto legge e, dunque, sarà in vigore a far data dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Sia perché dotato di coperture certe e, quindi, non passibile - almeno per il momento - di bocciature dell'ultima ora.
Le misure, portate avanti dal ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, si articolano su tre aree di intervento. In primo luogo, viene rafforzato il sostegno alle locazioni a canone concordato. Il Fondo affitti è stato infatti ulteriormente rifinanziato e per il biennio 2014-2015 disporrà di 200 milioni di euro, il doppio di quanto previsto in precedenza. Queste risorse dovranno servire anche per la creazione di strumenti (Agenzie locali) che svolgano una funzione di garanzia fra proprietario e affittuario. Il Fondo per gli inquilini morosi incolpevoli (varato in estate e destinato ai locatari che saltano le pigioni a causa della crisi) è stato reso strutturale con una dotazione di 226 milioni (che si aggiungono ai 40 milioni stanziati nello scorso settembre) per il periodo 2014-2020.

La seconda linea direttrice è quella dell'ampliamento dell'offerta di alloggi popolari. L'architrave del progetto è la riduzione della cedolare secca al 10% dal 15 cui l'aveva già abbassata il decreto del Fare. In pratica, la sottoscrizione di contratti di affitto a canone fisso (senza indicizzazione Istat) comporta un minore prelievo Irpef sul reddito prodotto. Il provvedimento (esteso anche a cooperative e a enti senza scopo di lucro purché subaffittino a studenti) costa circa 146 milioni ma il ministero stima un impatto positivo dall'emersione del «nero».
Sempre in questo filone si inserisce lo stanziamento di 400 milioni per finanziare la ristrutturazione di 12mila case popolari (ex Iacp), mentre altri 68 milioni andranno al recupero di 2.300 alloggi destinati alle categorie disagiate. Ultimo ma non meno importante l'offerta di riscatto dell'alloggio destinata agli inquilini con la costituzione di un Fondo ad hoc dotato di 113,4 milioni per il periodo 2015-2020 come contributo in conto interessi. Gli introiti finanzieranno la costruzione di nuove residenze sociali.

Il terzo pilastro è lo sviluppo del social housing. Le imprese che affittano alloggi popolari nuovi o ristrutturati potranno contare su una detrazione del 40% del canone di locazione dall'Ires e dall'Irap per dieci anni dalla fine dei lavori. Analogamente gli inquilini di queste case beneficeranno per il triennio 2014-2016 di una detrazione di 900 euro (se il reddito non supera i 15.493,71 euro) e di 450 euro (se il reddito non supera i 30.987,41 euro). Infine, la spesa per l'acquisto di mobili a seguito di una ristrutturazione potrà essere più elevata a quella sostenuta per il restyling stesso: il bonus resta fissato a 10mila euro. Prevista, inoltre, una stretta sugli abusivi: chi occupa non potrà né richiedere la residenza né ottenere gli allacci delle utenze per i servizi pubblici.

«Con questo decreto - ha detto Lupi - vogliamo per la prima volta affrontare il tema dell'emergenza abitativa tenendo conto di due aspetti: la crisi economica che colpisce da sei anni le

famiglie e i proprietari di case». Positivo il giudizio di Confedilizia (associazione dei proprietari) che però ha sottolineato la necessità di un maggiore incremento dei fondi per garantire la redditività degli affitti.

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