Caso Ramy, ora Sala si scusi con i carabinieri

Sala ha immediatamente sposato la teoria che ha fatto dei nostri operatori della sicurezza degli spietati assassini xenofobi

Caso Ramy, ora Sala si scusi con i carabinieri
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Gentile Direttore Feltri,
il sindaco di Milano avrebbe dovuto chiedere scusa per avere attaccato senza prove i carabinieri in merito alla morte di Ramy. Invece si è limitato a dire che i carabinieri hanno agito bene dopo che è stata reso pubblica la perizia, fatta da un esperto nominato dalla Procura, da cui risulta che i carabinieri quella notte non tamponarono lo scooter e che il loro operato fu assolutamente corretto.
Siamo stanchi di questi attacchi continui alle divise che ci tutelano. Ed è vergognoso che un sindaco si schieri contro gli agenti per partito preso.
Lei cosa ne pensa?

Giampaolo Bianchi

Caro Giampaolo,
anche io ho trovato inopportune le dichiarazioni rilasciate dal sindaco Beppe Sala subito dopo l'incidente in cui perse la vita Ramy Elgaml, il diciannovenne di origine egiziana morto durante un inseguimento per le vie del centro di Milano dovuto al fatto che colui che guidava lo scooter su cui viaggiava anche la vittima aveva appena forzato un posto di blocco. Sala aveva condannato, e lo rammentiamo tutti, i carabinieri, colpevoli, a suo giudizio, di avere inseguito i fuggitivi, i quali erano senza casco, dunque non avrebbero dovuto essere rincorsi. Un ribaltamento sbalorditivo del diritto e pure della logica. Insomma, se chi forza il posto di blocco è senza casco, stando al sindaco milanese deve essere lasciato libero di scappare. Ai criminali allora conviene girare senza protezione per farla franca ed evitare i controlli. Inoltre, faccio presente che Ramy il casco lo indossava. Fu durante la folle corsa a bordo delle due ruote che si sfilò dal suo capo. Ma non per questo i carabinieri avrebbero dovuto desistere dal correre dietro a due sospetti in fuga. I carabinieri hanno compiuto il loro dovere, erano obbligati a comportarsi come si sono comportati e sono stati massacrati dai media e dalla sinistra per avere adempiuto ai loro compiti.

Il primo cittadino del capoluogo lombardo non si è astenuto dal dare loro addosso, traendo conclusioni troppo affrettate, imposte dal conformismo del pensiero e dal politicamente corretto che vuole che l'immigrato sia sempre vittima e sempre e comunque innocente. Sulla base di questo paradigma, che indica peraltro le forze di polizia in generale come razziste, Sala ha immediatamente sposato la teoria che ha fatto dei nostri operatori della sicurezza degli spietati assassini xenofobi, i quali avrebbero inseguito quei due ragazzi non perché avevano questi ignorato l'alt, bensì perché non italiani. Adesso, davanti all'evidenza e ai risultati di una perizia commissionata dalla Procura, ecco che Sala ritratta, ma lo fa a modo suo. Egli non chiede scusa a coloro che ha ritenuto a priori rei, ma si limita ad osservare che hanno agito bene, poiché lo conferma la perizia in questione. Chi ricopre un ruolo istituzionale dovrebbe guardarsi bene dal calpestare i principi fondativi del nostro ordinamento, come il principio della presunzione di innocenza, e dal gettare letame, senza il supporto delle prove, contro chi rappresenta lo Stato.

Questi i motivi per i quali reputo sbagliata, come tu stesso scrivi, la condotta del sindaco del Pd, il quale avrebbe dovuto non emettere giudizi e sentenze e limitarsi ad osservare che, prima di considerare assassini i carabinieri, sarebbe stato indispensabile attendere quantomeno l'esito degli accertamenti della Procura. Anche dal verbale della polizia locale risultava, del resto, che non c'era stato alcun tamponamento da parte della gazzella contro lo scooter, che ha tagliato la strada ai carabinieri prima di schiantarsi contro un palo, impatto fatale per il diciannovenne. Quindi, fin dal principio era facile propendere per il buon operato dei carabinieri e per l'assenza da parte loro di una volontà di colpire e uccidere. Tuttavia, Sala ha scelto di mettere da parte tutto questo e di adottare una tesi accusatoria, basata sull'ideologismo, la quale faceva comodo ai progressisti.

La macchina del fango rossa, purtroppo, continuerà a macellare agenti di polizia e carabinieri, delegittimando quanti, rischiando la vita, ogni giorno vivono e lavorano sulle strade stando sempre dalla parte della legge e contro chi calpesta le regole, stando sempre dalla parte dei cittadini e delle persone, a prescindere dalla nazionalità, dal colore della pelle, dall'estrazione sociale, dal genere.

Il sindaco chieda scusa ai carabinieri e la smetta di difendere l'indifendibile.

Perché l'elemento più assurdo di tutta questa faccenda è che nessuno, a sinistra, abbia disapprovato il fatto che quei ragazzi hanno violato la legge, forzato un blocco di polizia e intrapreso una corsa pericolosa per se stessi e per chiunque si trovasse lungo il loro percorso. Ad essere disapprovati sono stati, invece, coloro i quali la legge l'hanno osservata e che la legge difendevano.

Criminali graziati e carabinieri giustiziati.

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