Caso Sallusti alla Ue: la legge sulla stampa finisce sotto processo

Dopo la vicenda del direttore del "Giornale", Strasburgo vuol capire se le norme italiane rispettano gli standard

Caso Sallusti alla Ue: la legge sulla stampa finisce sotto processo

L'Italia rispetta la libertà di stampa, secondo gli standard comunitari? È la domanda che si pone il Consiglio d'Europa, dopo la condanna a un anno e due mesi di reclusione del direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, graziato a dicembre da Giorgio Napolitano.
Domani le norme italiane sulla diffamazione a mezzo stampa saranno esaminate a Strasburgo dall'assemblea parlamentare, dopo l'approvazione di ieri all'unanimità della richiesta della commissione per i media.

Per fornire la sua testimonianza sulla clamorosa vicenda che ha suscitato proteste anche a livello comunitario, Sallusti sarà ascoltato in conference call, poiché non può ancora muoversi dall'Italia. Infatti, non è tornato in possesso dei documenti per l'espatrio.

Secondo l'emendamento della commissione, inserito nel rapporto sulla libertà dei media in Europa, bisogna accertare se la legislazione italiana rispetti le regole fissate dall'organizzazione paneuropea sulla libertà di stampa. In particolare, l'articolo 10 della convenzione europea sui diritti umani che difende la libertà di espressione e include, testualmente, «la libertà d'opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche».

Paradossalmente, proprio questo articolo è stato citato nella sentenza di condanna di Sallusti, mentre per i giudici della Corte europea per i diritti umani si traduce nel principio basilare che punire con il carcere un reato a mezzo stampa non è compatibile con la libertà di espressione dei giornalisti. La prigione viene ammessa solo in casi di gravità eccezionale ed è questo il varco utilizzato dalla Cassazione.

«Questo emendamento non è un giudizio sulle leggi italiane», spiega il parlamentare svedese Mats Johansson del Ppe, relatore del rapporto sulla libertà dei media. Ma se domani ci sarà la seconda e definitiva approvazione da parte dell'organizzazione internazionale che promuove la democrazia e i diritti dell'uomo, il parere sulle leggi italiane verrà dalla commissione di Venezia. E questo organismo consultivo del Consiglio d'Europa, che si occupa di questioni di diritto, si è già pronunciato negativamente su due leggi italiane del 2004 sui media, la Gasparri sul sistema audiovisivo e la Frattini sul conflitto d'interessi. Nel rapporto che verrà votato domani viene chiesto di stabilire se l'Italia le ha modificate come richiesto.

La condanna di Sallusti, confermata a settembre dalla Cassazione, riguardava un articolo pubblicato da Libero nel 2007, quando lui lo dirigeva. Era firmato con lo pseudonimo Dreyfus e solo a fine giudizio l'autore, il deputato Renato Farina, si è autodenunciato in parlamento. In Senato si è cercato per quasi due mesi di accordarsi su una nuova legge che escludesse il carcere per i giornalisti, ma i partiti sono riusciti a peggiorare la legge e, alla fine, il testo si è arenato.

Mentre Sallusti scontava la detenzione ai domiciliari è dovuto intervenire il Quirinale, commutando la condanna al carcere in sanzione pecuniaria e sollecitando il parlamento a fare una legge «più equilibrata ed efficace».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica