Il Cav: "Se torna Batman, torno anch'io"

Con la nuova legge elettorale il primo partito otterrebbe un premio di maggioranza del 15%: è chiaro che tutti dovranno mettere in campo i leader che "tirano" più voti. Ecco perché il Cavaliere sta pensando, sempre più seriamente, alla sua ridiscesa in campo

Il Cav: "Se torna Batman, torno anch'io"

«Torna Batman al cinema, torna Beautiful su Canale 5 e torna di moda il Chinotto… Non ho capito, ma solo io non posso tornare?».
L'umore del Cavaliere – nonostante ci sia chi lo racconta «depresso» – non pare affatto dei peggiori. Anzi, Berlusconi sembra essere piuttosto in buona. Magari non particolarmente entusiasta dall'eventualità di doversi ripresentare per la sesta volta candidato a Palazzo Chigi, ma comunque pronto a scherzarci su… Visto che – confida ai suoi – «nonostante il grande impegno, il notevole contributo e l'apprezzabile quid» di chi gli è a fianco, resta «l'unico vero campione». Traduzione piuttosto scontata: fosse per lui eviterebbe – che ricandidarsi significa non solo continuare la dieta per riprendere la forma fisica ma pure impelagarsi in mesi di campagna elettorale e viaggi e comizi per l'Italia – ma se al suo nome continua a non esserci alcuna valida alternativa la strada rimane obbligata. Per dirla con le parole che il Cavaliere usa di tanto in tanto nelle sue confidenze private: «Angelino ha fatto il possibile, è stato bravissimo e davvero molto presente… Meglio non avrebbe potuto fare, ma ho la sensazione che ci sia ancora bisogno di me…». D'altra parte, se davvero la nuova legge elettorale prevederà – come ormai sembra scontato – un premio di maggioranza del 15% al primo partito, è chiaro che tutti dovranno mettere in campo i leader che «tirano» più voti.

E non c'è dubbio che nell'ambito del Pdl (o «Grande Italia» o come si chiamerà nei prossimi mesi il partito di via dell'Umiltà) il Cavaliere resti indiscutibilmente la prima scelta. Ecco perché Berlusconi – seppure non proprio con l'entusiasmo di un bambino che per la prima volta assaggia la nutella – è comunque disposto a rimettersi in gioco. Uno, due o tre punti percentuali in più non sono certo un dettaglio. Come non lo è un gruppo parlamentare con cinque, dieci o venti deputati in più. Soprattutto in uno scenario che potrebbe essere «al limite». Uno scenario nel quale, magari, il Pdl si attesta a pochi passi dal Pd.

Uno schema di «quasi pareggio» dove non è escluso si possa a lungo dissertare della tanto bistrattata grande coalizione. Se Pdl e Pd dovessero finire per risultare «too close to call» (non tanto perché i numeri danno un testa a testa, quanto perché il risultato impedirebbe a chiunque di poter governare «da solo») si aprirebbe infatti scenari nuovi.
Si vedrà. Al momento – quando il Cavaliere ha già sul tavolo l'accordo siglato da Verdini e Migliavacca per dare il suo benestare – Berlusconi continua a non essere convinto e voler temporeggiare… L'accordo sulla legge elettorale va bene e soprattutto nel merito lo convince. Quello che lo lascia perplesso è la tempistica. Andare a votare a novembre, infatti, è «troppo presto».

Eppoi – confida in privato - «chi si prende la briga di staccare la spina al governo Monti?». Insomma, ironizza Berlusconi con i suoi, «va bene che novembre è il mese dei morti è che dobbiamo fare elezioni sobrie e non sfarfalleggiattiani»… Ma non esageriamo.

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