Centrodestra ancora sotto in Senato: la Lega si astiene su un emendamento di FI (che non passa)

Dopo l'incidente sul canone Rai, con Forza Italia che aveva votato contro la sua riduzione, ecco la contromossa del Carroccio: astensione su un emendamento sui bilanci della sanità calabrese

Centrodestra ancora sotto in Senato: la Lega si astiene su un emendamento di FI (che non passa)
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Emerge un altro disaccordo all'interno della maggioranza di centrodestra che sostiene il governo Meloni in questa complicata giornata parlamentare in prospettiva del varo definitivo della manovra economica. Dopo la bocciatura della riduzione del canone Rai - con Forza Italia che ha votato, insieme al centrosinistra, contro l'emendamento al decreto fiscale del leghista Giorgio Maria Bergesio - una scena simile si è ripetuta poco dopo sempre dentro la commissione Bilancio al Senato, ma a parti invertite: la Lega si è infatti astenuta a una variazione parlamentare proposta da Fi, a firma di Adriano Paroli e Claudio Lotito sui bilanci della sanità in Calabria, con le forze di opposizione che hanno invece votato compattamento contro. L'esecutivo nazionale si era rimesso alla commissione, senza esprimere un proprio parere come aveva invece fatto con l'emendamento del Carroccio sul taglio della tassa per il servizio pubblico radiotelevisivo.

La seconda sconfitta odierna a Palazzo Madama della coalizione che ha vinto le ultime elezioni politiche nazionali è andata in scena proprio mentre la premier Giorgia Meloni sosteneva che quello di Forza Italia non era uno sgambetto, bensì si trattava semplicemente di "schermaglie". Insomma: "Nulla di particolarmente di serio", aveva assicurato la presidente del Consiglio. Il capo del governo, a margine dei lavori dei Med Dialogues a Roma, aveva inoltre commentato in questo modo il primo incidente in commissione Bilancio: "Se abbiamo trovato l'accordo sul cessate il fuoco in Libano possiamo farlo pure sul canone Rai". E invece, è arrivato il secondo ko parlamentare, con la "vendetta" pressoché immediata servita dalla Lega. Il decreto fiscale si trasforma quindi in un terreno di scontro nel pieno della discussione della legge di Bilancio, che dovrà essere approvata definitivamente dal Parlamento entro la fine del 2024.

Il governo, avevano fatto sapere fonti di Palazzo Chigi questa mattina subito dopo la battaglia sul tributo alla televisione pubblica, è "fortemente impegnato nel sostegno a famiglie e imprese, operando sempre in un quadro di credibilità e serietà". Dunque "l'inciampo della maggioranza sul tema del taglio del canone Rai non giova a nessuno".

In ogni caso, il cronoprogramma del potere legislativo sulla votazione all'attuale legge finanziaria non cambia: da quello che si è appreso infatti al termine dalla conferenza dei capigruppo a Palazzo Madama, il decreto fiscale approderà comunque nella giornata di domani nell'Aula del Senato. Sul testo verrà posta la questione di fiducia e il voto è atteso per il pomeriggio sempre di giovedì. Successivamente toccherà alla Camera dei Deputati a esprimersi sul suo contenuto.

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