Arrivando dalla fine del mondo, s'è portato dietro un paio di parole extraterrestri: bontà, tenerezza. Purtroppo, come succede a tanti nonni che raccontano barzellette ai matrimoni di famiglia, ha dovuto pure spiegarle: bontà e tenerezza non sono le virtù dei deboli, anzi denotano fortezza d'animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all'altro, di amore. Davanti ai cosiddetti grandi della terra, ha ritenuto persino di pecificare: per usare bontà e tenerezza, serve coraggio.
In diretta planetaria esplode così il grande scandalo frascescano, che presumibilmente accompagnerà tutta la santa gestione: la tenerezza come valore assoluto e virile, quasi un'eresia nei sistemi e nelle relazioni moderne, sempre impregnati di forza e di prepotenza. Nella dominazione dell'avere sull'essere, della finzione sulla verità, della forma sulla sostanza, irrompe come un'accecante rivelazione l'idea rovesciata di un nuovo umanesimo, che mette al centro l'essenziale e il fondamentale. Dice un giovane prete nero, che quotidianamente maneggia violenza e deviazioni tra i giovani problematici del Bronx: E' un discorso potente.
La potenza della tenerezza: questo il fungo atomico del nuovo papato. In Piazza San Pietro, così come nelle piazze e nelle case di tutto il mondo, all'unanimità applaudiamo. Ma finchè applaudono gli ultimi e i derelitti, i semplici e i puri di cuore, i teneri e i mansueti, ci può stare: finalmente questa cerchia dell'umanità, a lungo considerata marginale e senza spina dorsale, sostanzialmente incapace di stare al mondo, si vede riconoscere piena dignità e pieno diritto all'esistenza. Il fatto è che nel grande giorno della semplicità, della bontà, della tenerezza, cioè di queste doti considerate fino all'altro ieri decisamente poco trendy, ufficialmente fuori mercato, proprio in questo giorno strano applaudono anche gli uomini del potere, solitamente attratti dai rapporti di forza, dal braccio di ferro, dall'ultimatum e dal peso delle economie. Che ci azzeccano, direbbe il pensatore molisano, che ci azzeccano i grandi della terra, ma anche i grandi delle nostre città, delle nostre banche, della nostra politica, dei nostri mercati, della nostra cultura, con la bontà e con la tenerezza? Vallo a capire. Eppure appaludono tutti entusiasti. Forse semplicemente appaludono come si applaude a tutto quello che risulta misterioso, esotico, nuovo. Forse semplicemente applaudono perchè tutti applaudono, perchè non si può non applaudire.
Già è evidentissimo il rischio più serio che corre il papa della semplicità, della bontà, della tenerezza: diventare l'involontario testimonial di una nuova moda mondana. La moda della semplicità, della bontà, della tenerezza. I segni del fenomeno sono facilmente leggibili sin da adesso: in questi pochi giorni di papato, non si parla d'altro. Tutti euforici per la nuova icona, il nuovo stile, i nuovi valori (nuovi?). Non si leggono che apologie di questa benedetta semplicità, neanche l'avessimo scoperta come un vaccino contro l'Aids. Le esaltazioni di papa Francesco, del suo modo di porsi e di darsi, arrivano più convinte e più torrenziali proprio dagli ambienti essenzialmente e radicalmente più chic, ascendente snob. Arriviamo persino tutti a esaltare la povertà, in realtà un esercizio di stupido pauperismo, perchè la povertà bella è quella d'animo, ma quella miserabile e malata resta inesorabilmente molto brutta, e va combattuta con tutte le forze fino in fondo.
Sono riflessioni che andrebbero fatte con calma, dopo l'applauso, ma anche prima. Per non ridurre un grande messaggio alla solita vacuità del momento. Quanto a papa Francesco, da parte sua certamente non si rassegnerà ad essere un effimero e transitorio personaggio di tendenza. Durerà, andrà in profondità. Perchè la potenza della sua tenerezza non è costruita in laboratorio, ma nasce spontanea e sincera dalla sua vera natura, dal suo modo d'essere. Non dureranno quelli che adesso lo esaltano per convenienza, quelli che ne hanno già fatto una moda e uno slogan: perchè dopo tutto parlano di cose estranee. Purtroppo o per fortuna, la semplicità non la possiamo imparare in un corso accelerato, come s'impara il bon ton a tavola. Semplici si nasce.
«Grazie per il tuo servizio di tutti questi anni, però adesso non consegnarmi più il giornale».
L'edicolante di calle Bolivar, vicino alla Plaza de Mayo, non credeva alle proprie orecchie: era il Papa, dal Vaticano, che lo chiamava per disdire l'abbonamento al Clarin. «Hola Daniel, parla il cardinale Jorge», lo ha salutato il Papa . «Dai Mariano, smettila», ha risposto il giornalaio, pensando a uno scherzo. E invece era tutto vero. E Daniel è scoppiato in lacrime.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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