È stata raccontata come una grande vittoria, ma il giorno dopo il vertice di Bruxelles è proprio Der Spiegel a precisare: «Renzi spera che l'indebolimento del Patto di Stabilità potrà dargli la flessibilità necessaria per intervenire sulle questioni del suo Paese, ma Angela Merkel è decisissima a impedirglielo». La flessibilità nei parametri europei c'è e c'è sempre stata, lo dice anche l'ineffabile Mario Draghi. Significa che se un Paese ha un rapporto deficit/Pil del 2,4% può continuare a fare deficit fino al 2,9% in cambio di riforme strutturali che generino crescita. Ma questo non significa che si possa andare oltre il 3%.
Le sedicenti aperture alla flessibilità dell'ultimo Consiglio europeo non possono cambiare la situazione italiana. Per tre motivi.
A Perché i margini a nostra disposizione sono già stati utilizzati tutti (e neanche bastano). Stando ai dati del Def il deficit sarà al 2,6%. Potrebbe esserci uno «spazio di manovra» dello 0,3% (4,8 miliardi circa). Ma questo ipotetico spazio l'Italia lo ha già utilizzato per finanziare il bonus Irpef con cui Renzi ha vinto le europee; in parte servirà per finanziare le spese «indifferibili»; infine dovremo colmare i buchi che si creeranno a causa del procedere troppo a rilento della spending review.
B Margini di flessibilità se i governi avviano riforme che generano crescita. E quello su cui il governo Renzi ha puntato tutto è il famoso bonus Irpef che, però, non sta portando i risultati sperati. A ciò si aggiunge il tema crescita: i calcoli del governo sono tutti basati su una crescita del Pil nel 2014 pari a + 0,8%, mentre le previsioni della Commissione europea riportano un +0,6%. Per non parlare di Confindustria, che nelle ultime rilevazioni ha stimato +0,2%. Dov'è, quindi, la crescita generata dalle riforme di Renzi?
C Il punto che più interessa al governo è il rinvio di un anno del pareggio di bilancio, dal 2015 al 2016. Ad aprile la Commissione aveva rimandato la risposta al 2 giugno, onde evitare che una presa di posizione potesse avere effetti sulle elezioni. E anche il 2 giugno le raccomandazioni della Commissione al governo italiano erano state scritte in maniera abbastanza soft. Ma il 16 giugno l'Ecofin ha inserito delle correzioni, che saranno «tecnico-linguistiche» come sostiene Padoan, ma hanno un significato chiaro: l'Italia deve realizzare il pareggio di bilancio nel 2015. Non si discute. A quel punto, i conti del governo devono essere rifatti, e per riportarli in ordine servirà una manovra correttiva di 20- 25 miliardi.
La manovra correttiva
Come arriveremo alla manovra? Oltre che stremati, la tempistica è questa: il prossimo 7 luglio si riunisce l'Eurogruppo e l'8 luglio l'Ecofin: a quel punto, le raccomandazioni della Commissione all'Italia diventeranno definitive. Checché ne dica Renzi, a settembre il governo italiano dovrà «recepire» le raccomandazioni nell'aggiornamento al Def. E sulla base di questo a ottobre il governo presenterà al Parlamento la legge di Stabilità. È il momento in cui il rispetto dei saldi di finanza pubblica dovrà essere confermato. Ecco servita la manovra correttiva. Tutto nasce dall'imbroglio degli 80 euro, con cui il premier avrebbe ridotto il cuneo fiscale.
La flat tax
Sul piano del fisco, da cui occorre cominciare per ridare slancio all'economia, i temi sono due: ridurre le aliquote e semplificare le regole. La risposta è una: Flat tax, vale a dire aliquota unica per tutti. In Italia il partito politico che per primo ha proposto la Flat tax è stato Forza Italia nel 1994, con Silvio Berlusconi e Antonio Martino. È un sistema che adotta un'aliquota fiscale unica, uguale per qualunque livello di reddito, che riconosce tuttavia una deduzione personale a tutti i contribuenti (tutte le altre Tax expenditures sono eliminate), tale da rendere il sistema progressivo, secondo il dettato della nostra Costituzione.
La Flat tax è stata già adottata da circa 40 Paesi nel mondo. Ultimo in termini di tempo, a febbraio, il premier spagnolo Mariano Rajoy ha lanciato una Flat tax sul lavoro, per cui le imprese che assumono giovani a tempo indeterminato, per i primi due anni dall'assunzione pagano solo 100 euro di contributi al mese.
I vantaggi della flat tax
Semplicità: essendo unica l'aliquota e poche le detrazioni, qualsiasi contribuente è messo nella condizione di sapere esattamente quante tasse deve pagare.
Efficienza: l'eliminazione degli scaglioni cancella il fenomeno per cui i contribuenti evitano di lavorare di più per non vedersi compensato tutto il maggior reddito dalle maggiori tasse dovute. La Flat tax, inoltre, riduce l'evasione e l'elusione fiscale.
Economicità: famiglie e imprese sarebbero in grado di calcolare velocemente le proprie tasse senza ricorrere alle costose consulenze di tributaristi, commercialisti e avvocati, anche per effetto della ridotta probabilità di effettuare errori di calcolo.
Neutralità fiscale: l'eliminazione delle Tax expenditures a favore di un'aliquota unica riduce le distorsioni dovute a fenomeni di arbitraggio fiscale, riassegnando al contribuente la piena libertà di scelta sul come spendere i propri soldi.
Benefici per i conti pubblici: le prove empiriche mostrano un aumento di gettito. L'idea della sinistra che «tartassare il ricco» con aliquote crescenti produce maggiori risorse da distribuire alle fasce più basse è falsa alla prova dei numeri.
Quattro conti sul retro di una busta
Partendo dai dati relativi alle dichiarazioni dei redditi 2013 per l'anno d'imposta 2012 pubblicati dal ministero dell'Economia, abbiamo calcolato quale potrebbe essere oggi l'aliquota unica che garantirebbe parità di gettito all'Erario, manterrebbe l'attuale no tax area per i redditi fino a 8mila euro e garantirebbe la progressività del sistema fiscale perché a tutti i contribuenti con reddito superiore a 8mila euro è riconosciuta una deduzione personale di 5mila euro. Deduzione che ha un peso proporzionalmente maggiore sui redditi bassi e si riduce sempre di più via via che il reddito aumenta.
Come calcoliamo l'aliquota di equilibrio? Prendiamo il reddito lordo di tutti gli italiani; ipotizziamo un'emersione dell'evasione pari al 15% (metà dell'evasione totale); sottraiamo il valore complessivo della deduzione personale (pari a tutto il reddito per gli incapienti e pari a 5mila euro per i contribuenti con redditi superiori a 8mila euro); rapportiamo il totale del gettito Irpef (al fine di garantire l'invarianza di gettito) alla base imponibile rappresentata dal reddito lordo di tutti gli italiani meno la deduzione personale riconosciuta.
Ne deriva un'aliquota d'equilibrio pari a 22,8%: più bassa rispetto all'attuale aliquota minima, pari al 23%.
Caro presidente Renzi, sono riforme vere come la Flat tax che riportano l'Italia a crescere. L'Europa vuole riforme vere come questa per concedere spazi di flessibilità che vadano bel oltre quelli già previsti.
L'insieme di tutto questo ci può portare non solo ad avere tassi di sviluppo costanti sopra il 2%, ma anche capacità
di creare occupazione in misura tale da colmare il nostro gap con i Paesi con i quali siamo in competizione. Gli annunci e i bluff sono finiti. E con il finto successo del Consiglio europeo il re Renzi è sempre più nudo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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