- Solo per farvi capire quanto sia cresciuta la bestia burocratica europea, sappiate che l’insieme delle procedure che la Commissione segue per attuare il diritto Ue sono indicate dal termine “comitatologia”. Pare una malattia. E in fondo forse lo è.
- Tanti auguri al Movimento Cinque Stelle che oggi compie 15 anni. Non sto qui a riassumervi tutti i post strappalacrime dei vari Toninelli, convinti che il M5S sia stato “l'unica speranza per questo Paese, corrotto nell'anima e nel cuore, soprattutto nella sua classe dirigente”. La vera domanda semmai è una: siamo sicuri di poter festeggiare oggi l’anniversario dalla nascita di quella intuizione di Grillo e Casaleggio, oppure dobbiamo già darlo per morto (o trasformato) sotto le insegne di Giuseppe Conte?
- Il problema dell’Italia si chiama “spesa pubblica”. Non nel senso che lo Stato debba smettere di investire in sanità, scuola e sicurezza. Non sia mai. Il punto è che con ogni evidenza spendiamo troppo e spendiamo male, tanto che la pressione fiscale è ai massimi ma la resa in termini di servizi decisamente rivedibile. Lo sanno bene Carlo Cottarelli e Roberto Perotti, entrambi chiamati a Palazzo Chigi per la fantomatica “spending review” e entrambi costretti a mollare l’incarico per impossibilità di portarlo a termine. E intanto “io pago”.
- Fa notare Perotti che, tra il giubilo di molti, tra il 2020 e il 2021, causa pandemia, abbiamo assunto impegni di spesa per 400 miliardi di euro. Ripeto: 400 miliardi di euro. E il problema non è tanto la cifra, ma dove è finita: nei bonus di Conte, totalmente inutili; e nel Superbonus, che avrà anche spinto il mercato immobiliare ma anche grazie al…. Se inondi un settore di soldi gratis, infatti, sono tutti capaci a farlo ripartire. Più complicato spiegare come faremo a ripagare quell’insano investimento. E soprattutto per quale motivo, a fronte di una cifra monstre di quel tipo, adesso non siamo in grado neppure di racimolare 5 miliardi per la spesa sanitaria.
- Frase da incorniciare, sempre di Perotti: tagliare la spesa pubblica “è una missione impossibile. La sanità non può essere tagliata. Le pensioni, con la crisi demografica, non possono essere ulteriormente compresse. Idem per i salari pubblici. Ci sarebbero le centinaia di agevolazioni fiscali, ma dentro c'è di tutto. In passato per creare scompiglio è bastato ipotizzare il taglio delle agevolazioni per il veterinario. Pensi al destino di Sangiuliano: lui gli aiuti a pioggia per il cinema ha tentato di tagliarli”. Sipario.
- Il Papa definisce “sicari” i medici che praticano l’aborto e Chiara Appendino chiede a Meloni di “reagire”. E perché, scusi? Il Papa è un sovrano straniero, leader religioso, che ha espresso questa opinione (logica, per quanto cruda, nell’ottica cattolica) in una visita pastorale in Belgio. Quindi, ci dica: che c’azzecca l’Italia?
- La Stampa scopre l’acqua calda: medici e infermieri di Verbania e Domodossola preferiscono “guadagnare di più” andando nel privato o in Svizzera. Incredibile, eh!?
- Il centrosinistra si unisce firmando una proposta di legge per “lavorare di meno a parità di salario”. Dice Nicola Fratoianni: “Serve per redistribuire il lavoro” e per “restituire il tempo a tutti e a tutte”. Vivere per lavorare o lavorare per vivere. Fico. Poi Fratoianni però deve spiegarci: 1) chi sostiene i costi dei lavoratori in più che le aziende dovranno assumere per coprire gli stessi orari di produzione; 2) come mai occorre questa legge se un importante signore ci aveva spiegato che con l’Euro avremmo lavorato un giorno di meno guadagnando di più...
- Una sentenza della Corte di giustizia Ue stabilisce che i prodotti vegani, anche se non contengono carne, potranno comunque chiamarsi “bistecca” e “salsiccia”. Non sorprende. In fondo nel mondo in cui ci si può percepire senza distinzione maschio o femmina un giorno sì e l’altro no, figuratevi se un vegano non può auto-convincersi di mangiare una “bistecca” di humus.
- Avanti il prossimo (martire). Dopo Canfora, di cui parleremo a breve, e Antonio Scurati, ora è il turno di Donatella Di Pierantonio, neo vincitrice del premio Strega. Sintetizzo: avevo scritto un monologo per la Rai (di nuovo Che Sarà di Serena Bortone), ma poi ho dichiarato a due giorni dal voto in Abruzzo che avrei votato per il candidato della sinistra e loro mi hanno censurato. “Mamma uffa mi fanno la bua”. La verità, spiega la Rai, è che a “censurare” la Di Pierantonio sarebbe stata la stessa Bortone visto che l'improvvida indicazione di voto a pochi giorni dall’apertura delle urne “violava quanto espressamente previsto dalle regole aziendali in materia di par condicio”. Sempre in ottica gender: qui c’è un sacco di gente che si “percepisce” censurata anche senza evidenze biologiche.
- Colpo di scena: Giorgia Meloni ha rimesso la querela contro Luciano Canfora. Ricordate? Il filologo-cattivo-maestro era andato in una scuola di Bari per parlare di Ucraina e aveva pensato bene di definire Meloni una “neonazista nell’animo”. Per la precisione: Confora disse che Meloni era una “poveretta” che “essendo neonazista nell’animo si è subito schierata con i neonazisti ucraini”. Il resto è storia nota: Meloni querela per diffamazione, chiede 20mila euro di risarcimento e Canfora viene rinviato a giudizio. Da lì partire l’operazione elezione a martire e la richiesta alla premier di non trascinarlo in tribunale. Adesso i Canfora-boys sono stati accontantati: ora che la querela non c’è più, come farà a conservare l’aura di martire? Che guaio...
- Il Papa confessa che, anche lui, a volte, non ha tempo per pregare. Umano. Molto umano. Ma siamo sicuri che il successore di Pietro queste cose debba proprio dirle? Non è che poi finisce col regalare ai fedeli una giustificazione? Del tipo “ma se non c’ha tempo lui che fa il Papa, figurati se riesco io”...
- L'Ue decide di procedere sui dazi alle auto elettriche cinesi che un'indagine della Commissione ritiene "viziate" da massicci aiuti di Stato da parte di Pechino. Prima nota: la Germania, contraria alle tasse sull'importazione, è stata sconfitta. Il che politicamente conta molto. Seconda nota: è paradossale che l'Europa riesca a creare il problema per poi cercare di risolverne gli effetti a suon di dazi. Mi spiego. La corsa verso l'elettrico non è una scelta del "mercato", votato al green o ai minori costi, bensì da un'imposizione ideologica: entro il 2035 in Ue bisogna vendere solo auto elettriche. Le aziende europee si sono adeguate e hanno avviato investimenti, ma con ritardi mastodontici rispetto ai competitor di Usa e Cina e infatti le nostre elettriche costano il doppio. Così ci troviamo nella paradossale situazione in cui ai consumatori è chiesto (o meglio: imposto) di acquistare auto verdi e, non potendo puntare ad un'utilitaria vecchio stampo col motore endotermico, le opzioni saranno due: svenarsi con un mezzo "autoctono" a batteria, oppure virare sulle più economiche cinesi. Quale sarà secondo voi la tendenza del mercato? Ovviamente, viva il made in China con relativa morte certa della nostra industria.
Da qui la "pezza" della Commissione che, dopo aver creato il problema con le proprie mani, inserisce dazi per alzare il prezzo dei mezzi che arrivano da Pechino. Fico. Ma qual è il risultato per il consumatore? Che non potrà comprare auto elettriche a basso prezzo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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