Conte non firma per il referendum: il campo largo si spacca anche sulla cittadinanza

Il presidente del M5S non ha ancora sottoscritto l'iniziativa: i 5 Stelle preferiscono puntare sullo ius scholae. Cade l'ennesimo tentativo delle opposizioni di marciare compatti

Conte non firma per il referendum: il campo largo si spacca anche sulla cittadinanza
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Da diverse ore la sinistra, nelle sue varie declinazioni, è in festa: parlamentari, cantanti, attori e influencer hanno stappato lo spumante per brindare alla raccolta firme online per il referendum sulla cittadinanza. Il traguardo delle 500mila sottoscrizioni è stato raggiunto, ma c'è un dato politico che non può passare inosservato: le opposizioni sono riuscite nell'impresa di spaccarsi anche su questo tema. Con buona pace di chi grida all'urgenza di compattarsi contro il centrodestra. Infatti Giuseppe Conte non ha dato il suo assenso, mettendo in evidenza le infinite crepe tra i partiti al di fuori della maggioranza.

Allo stato attuale il presidente del Movimento 5 Stelle non ha firmato il referendum di iniziativa popolare promosso da diverse sigle, tra partiti, associazioni e sindacati. Dagli ambienti gialli viene fatto notare che il M5S ha già presentato una propria proposta di legge che prevede lo ius scholae. Una precisazione con un sottotesto che non può sfuggire: noi vogliamo tirare dritto con la nostra battaglia, non vogliamo sacrificare una nostra lotta di identità.

Mentre Conte preferisce non mettere il suo bollino, nel Movimento c'è chi invece ha scelto di allungare le braccia a favore del referendum sulla cittadinanza. Si tratta di Vittoria Baldino, vicecapogruppo alla Camera, che ha deciso di firmare a titolo personale: dal suo punto di vista è giunto il momento di aggiornare le nostre leggi "in modo che rispecchino un'Italia più inclusiva e giusta". Peccato che il suo leader si sia ben guardato dal concedere il suo "sì".

Certamente un effetto del testo sarebbe quello di stendere il tappeto rosso e di allentare i requisiti rispetto a quelli previsti oggi: se il referendum dovesse passare allora verranno ridotti da 10 a 5 gli anni di residenza legale nel nostro Paese richiesti per poter avanzare la domanda di cittadinanza italiana che, una volta ottenuta, sarebbe automaticamente trasmessa ai propri figli e alle proprie figlie minorenni. Eppure i numeri certificano che l'Italia è tra le Nazioni europee che concede il maggior numero di cittadinanza.

Non a caso ieri Giorgia Meloni, intervenuta in un punto stampa a New York a margine dei lavori dell'Unga, ha ribadito il chiaro "no" all'idea di dimezzare i tempi per ottenere la cittadinanza: "Penso che il termine dei 10 anni sia un termine congruo, penso che l'Italia abbia

una ottima legge sulla cittadinanza. Dunque non ne ravvedo la necessità". E in tutto ciò Conte preferisce una posizione sbiadita. Il tentativo politico della sinistra di marciare uniti è fallito, anche questa volta.

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