L'ultimo blitz del Pd: adesso vuole lo ius scholae a 8 anni

Il ministero della Giustizia annuncia che sono state superate le 500mila firme. Intanto, però, il Partito Democratico presenta una pdl che abbasserebbe drasticamente l'età minima per far diventare italiani i bambini stranieri

L'ultimo blitz del Pd: adesso vuole lo ius scholae a 8 anni
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Tra quesiti referendari e proposte di legge, ritorna in auge il tema della riforma della legge sulla cittadinanza. Dopo che per tutto il mese di agosto si è tornato a discutere soprattutto di "ius scholae" - anche sulla scia della strumentalizzazione dei freschi successi olimpici soprattutto delle ragazze delle pallavolo, con in testa Myriam Sylla e Paola Egonu - nelle ultimissime ore sono state due le notizie complementari che hanno in qualche modo "ridestato" le opposizioni, che ora si dicono più determinate che mai nel dare battaglia su questo fronte. La prima è il tentativo di mettersi un po' ai ripari da parte del Partito Democratico ha voluto scattare in avanti in questa lotta a favore degli stranieri in Parlamento, depositando una proposta di legge sullo ius soli e sullo ius scholae alla Camera Deputati. Ad annunciarlo è stata la prima firmataria di questo provvedimento: la deputata dem Ouidad Bakkali.

Per la prima materia si prevede la richiesta della cittadinanza italiana con "un anno di residenza legale per uno dei due genitori", mentre la seconda fattispecie legislativa verrà applicata "per i bambini che hanno fatto ingresso in Italia entro i 12 anni e che abbiano frequentato la scuola per 5 anni". In questo computo "si inserisce anche la scuola dell'infanzia". Insomma, nelle migliori delle ipotesi, un bambino nato all'estero figlio di due persone entrambe non italiane potrebbe ottenere lo status di cittadino appartenente al nostro Paese già all'età di 8 anni, considerando che già a 3 si comincia andare all'asilo. Una bella riduzione rispetto ai 18 previsti oggi per la quale il Pd intende issare la propria bandiera politica più rappresentativa, insieme ai vari influencer sinistri.

La seconda notizia è il raggiungimento del quorum delle 500mila firme, la cui raccolta era iniziata lo scorso 6 settembre, per il referendum abrogativo di modifica della legge del 5 febbraio 1992, n.91, che punta a ridurre i tempi per ottenere la cittadinanza italiana da 10 a 5 anni di residenza legale, semplificando così l'integrazione di circa 2,5 milioni di residenti stranieri. Per questa iniziativa era possibile aderire anche dal sito del ministero della Giustizia, grazie all'ausilio della firma digitale, e la sinistra ora canta vittoria. anche se, a dire il vero, abbastanza prematuramente.

Difatti è necessario ricordare che lo svolgimento di questa consultazione elettorale, prevista teoricamente per la primavera del 2025, non è automatico, in quanto toccherà prima alla Cassazione verificare che tutte le firme raccolte necessarie per raggiungere l'asticella della cifra di mezzo milione siano tutte valide (un procedimento sostanzialmente pro forma); poi, verso la fine dell'autunno, sarà eventualmente la Corte Costituzionale a dare il via libero definitivo di ammissibilità al referendum.

In questo appuntamento primaverile, in ogni caso, per far sì che il quesito abbia validità, bisognerà che almeno la metà degli aventi diritto al voto si presentino alle urne: evento che, utilizzando questo strumento popolare, è capitato una sola volta (su nove occasioni) negli ultimi trent'anni.

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