"Pronto a farmi da parte". Conte evoca le dimissioni: M5s nel caos

Il leader del Movimento non esclude il passo indietro dopo il tracollo alle europee. Per ora tira dritto e propone di rivedere le regole interne, ma così snatura ulteriormente l'identità 5 Stelle

"Pronto a farmi da parte". Conte evoca le dimissioni: M5s nel caos
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Dopo la disfatta è il momento del processo interno. Tutt'altro che morbido e agevole. E l'ipotesi delle dimissioni resta sul tavolo. Lo stesso Giuseppe Conte, che in serata ha riunito in assemblea congiunta i parlamentari grillini per analizzare il tonfo alle elezioni europee, non le ha escluse. Nella riunione non ha voluto nascondere le sue responsabilità per la débâcle e, riferisce l'Adnkronos, si sarebbe reso disponibile a mettersi "per primo" in discussione. Addirittura si sarebbe detto pronto a farsi da parte se la comunità del Movimento 5 Stelle dovesse ritenere che la sua guida possa rivelarsi un ostacolo.

Il risultato maturato alle europee è stato persino peggiore di ogni previsione negativa fatta alla vigilia del voto. La situazione impone un confronto aspro. Chissà, magari chiedendo alla base di esprimersi sulla leadership di Conte attraverso una consultazione sul web, chiamando gli iscritti a prendere posizione. Continuare con l'avvocato o lasciare posto a un'altra figura per tentare di rilanciare le sorti di un partito che sembra essere condannato all'irrilevanza?

Ma, almeno per il momento, il leader grillino sembra essere intenzionato a tirare dritto. Il primo passo verso una nuova fase del Movimento potrebbe essere quello di un'assemblea costituente con la partecipazione degli iscritti, in presenza e da remoto. Una grande assemblea colletiva che avrebbe l'obiettivo di "discutere insieme del miglioramento delle regole e per definire le modifiche che riterremo necessarie". E magari si potrebbe partire dall'abolizione del tetto del secondo mandato, un vincolo che ha impedito a diversi esponenti 5 Stelle di spicco di candidarsi alle europee.

L'intento di una mossa del genere sarebbe quello di sacrificare uno storico pilastro identitario del Movimento per garantire un bottino sostanzioso di voti, senza dunque tagliare fuori chi ha già svolto due mandati. Ma c'è un paradosso di fondo: una ricetta che combacia con la causa del tracollo. Così infatti, dopo gli innumerevoli mutamenti, si snaturerebbe ancora una volta l'identità originaria dei 5 Stelle. Ed è proprio questo uno dei principali motivi per cui il Movimento si è schiantato, allontanandosi via via dal suo popolo con giravolte continue.

Il senso del ragionamento di Conte davanti agli eletti grillini è stato un invito ad analizzare le cause che hanno portato alla rovinosa caduta, approfondendo le ragioni della pesante sconfitta e facendo autocritica per porre rimedio agli errori commessi. Ma non si è prestato a fare da parafulmine e si è appellato a un'introspezione dei candidati sul lavoro svolto durante la corsa per Bruxelles.

La domanda può essere così riassunta: chi è sceso in campo per un seggio al Parlamento europeo ha davvero dato il massimo durante la campagna elettorale? Al momento la certezza è una sola: gli elettori hanno pronunciato un "vaffa" chiaro e tondo al nuovo corso di Conte.

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