"Conte ha quello che si merita". Scatta la resa dei conti interna al M5S

Il Movimento si ferma sotto al 10%: è il dato più basso dal 2013. Conte ammette la sconfitta ma dal partito piovono critiche: "Ora siamo soci di minoranza del Pd"

"Conte ha quello che si merita". Scatta la resa dei conti interna al M5S
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Le elezioni europee per i Cinque stelle di Giuseppe Conte si trasformano nel peggior incubo politico degli ultimi dieci anni. Mentre FdI rimane saldamente al comando, i pentastellati non solo vengono "sbranati" dal Pd di Elly Schlein ma sono costretti a difendersi perfino da una rinvigorita Forza Italia e dalla Lega trainata dal generale Vannacci. Gli ultimi dati ci consegnano un Movimento a cavallo del 10% delle preferenze totali, il dato più basso dal 2013.

Una Caporetto politica senza precedenti per il M5S che non riesce a fermare una resa dei conti interna piuttosto aspra. Materializzati i primi exit poll, le critiche non tardano ad arrivare. “Adesso siamo soci di minoranza del Pd a tutti gli effetti”, scherza un pentastellato ripreso dal Corriere della Sera. Una battuta al veleno che non si allontana di molto dalla nuova immagine del centrosinistra nostrano. Riferendosi al Pd, alcuni stellati sbottano: “Così – dicono – ci azzanneranno”. Altri, attaccano direttamente l’ex avvocato del popolo: “Finalmente capiranno gli errori – sentenziano – e forse ci ascolteranno”.

E infatti un’apertura al dialogo e alla riflessione arriva dallo stesso Conte, nella sua conferenza stampa notturna. “Potevamo fare di meglio", ammette il leader pentastellato. E aggiunge:"Faremo una riflessione interna sulle ragioni del risultato che non è quello che ci aspettavamo, ma assicuro che i nostri europarlamentari saranno assolutamente coerenti rispetto agli impegni annunciati in campagna elettorale". Un mea culpa che è un preludio per un “dialogo sempre più intenso” con le altre forze di opposizione. Niente da fare. I cosiddetti malpancisti grillini sfruttano la débâcle del Movimento per azzannare politicamente Conte. Le scelte dettate dall’ex premier non hanno funzionato e i punti interrogativi cominciano a essere troppi. “Perché non candidare Fico, Taverna e Raggi”, si chiedono dal Movimento. Conte ha avuto quello che si merita, aggiungono con malizia altri.

È partita l’ennesima giostra di accuse che punta a scaricare il leader ma, come spesso accade, si dimentica delle mancanze politiche che hanno portato alla sconfitta. I dati ci consegnano un Movimento che, oltre a fare fatica al Nord – come ormai da tradizione - , viene abbandonato dagli stessi elettori del Sud, storicamente più vicini alle istanze targate cinque stelle. Il crollo avvenuto nel Mezzogiorno e nelle Isole è un campanello d’allarme che però viene abilmente nascosto.

L’astensionismo al Sud, sostiene la vicepresidente del Senato in quota 5stelle, Mariolina Castellone, è colpa dell'esecutivo di centrodestra. E il paradosso è servito: “Fossi nel governo – sostiene ospite a Porta a Porta – una domanda me la farei”. Un altro modo, l’ennesimo, per nascondere la polvere sotto il tappeto.

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