C'è una sinistra che difende Israele e che per questo si è conquistata l'odio dei compagni duri e puri. Quelli con la kefiah e il pugno chiuso. Quelli dell'antisionismo militante e delle università occupate. Il cortocircuito ha acceso nuove tensioni nell'area progressista: proprio ieri, a Roma, la «Sinistra per Israele» si è trovata costretta a cambiare la sede di un proprio convegno a causa delle contestazioni minacciate dai collettivi rossi. Così, l'incontro non si è svolto allo Scout Center come inizialmente previsto bensì a Palazzo Valentini, sede anche della prefettura.
Per gli antagonisti, un successo da festeggiare. «Abbiamo ottenuto una chiara vittoria. Questo dimostra la fragilità dei complici di Israele che hanno agibilità solo se coperti dal nostro governo. Continuiamo a boicottare i complici del sionismo e della guerra», si leggeva in un delirante comunicato rilanciato da Potere al Popolo, da Forum per la Palestina e dall'organizzazione comunista Cambiare rotta. Nel calderone dell'intolleranza, gli anti-Israele hanno dunque messo sia l'esecutivo, sia gli esponenti di sinistra ritenuti «servi del sionismo». Quindi, meritevoli d'essere zittiti. Che questo atteggiamento d'odio costituisca un problema tutto interno alla sinistra non fatica a riconoscerlo l'ex parlamentare Pd Andrea Romano, intervenuto come relatore al convegno per Israele, assieme ai dem Valeria Fedeli e Piero Fassino. «Questi contestatori sono la dimostrazione di una confusione etico-morale. La sinistra deve invece conservare il criterio della razionalità e ribadire le ragioni dell'esistenza di Israele», dice Romano al Giornale, prendendosela con gli antagonisti che usano il termine «sionista» come un'offesa. «Il primo a farlo - ricorda l'ex deputato - fu Stalin nella sua campagna antisemita del 1948-1952.
L'accusa di sionismo era uno dei segni dell'antisemitismo staliniano di quel periodo». Sono passati oltre settant'anni, eppure certa sinistra militante è ancora ferma lì. Ancorata all'ideologia, le cui ombre più cupe continuano purtroppo ad allungarsi sull'attualità.
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