La magistratura, come ai tempi di Mani Pulite, ma senza sgominare alcuna giunta, per carità, ha alzato il sipario sul mercimonio di voti e di preferenze che in Puglia e in Piemonte ha caratterizzato i comportamenti di capi e capetti del Partito democratico al comando da quelle parti. Per noi vale la presunzione di innocenza. Ma noi siamo garantisti. A sinistra molto meno. E così abbiamo assistito a una gara a chi aveva le zanne più bianche tra Giuseppe Conte ed Elly Schlein. I due leader del cosiddetto Campo Largo, dato per vittorioso solo un mesetto fa, si sono sbranati tra loro, giocando a chi tra i due è più puro e duro nel condannare i tizi coinvolti in nome entrambi della «questione morale», una specialità nella quale i rispettivi partiti si contendono a legnate la medaglia d'oro dell'ipocrisia.
Com'è finita? È finita che è finito il Campo Largo. Il quale da giardino delle future delizie della sinistra si è rivelato essere il Campo di Agramante della medesima: il luogo ariostesco dove, nell'Orlando furioso, i saraceni si accoppavano tra loro. L'alleanza giallo-rossa si è disfatta, amen. Meloni vincit, regnat, imperat. Questo capiscono i comuni cittadini, qualunque bandiera apprezzino o aborriscano. E questo è accaduto non a causa dell'immoralità dei politici indagati, quella è stata il pretesto persino nobile per dichiararla ufficialmente deceduta, ma al di là di tutti i ricami dei politologi sul lenzuolo mortuario dell'opposizione, la sua sorte era segnata per l'assoluta marginalità di consensi che chiunque frequenti un bar o una macchinetta del caffè
conosce. Schlein e Conte (...)
(...) odorano di niente. Sulla loro bancarella del mercato non c'era nulla di interessante da comprare. Merce invendibile. Non poteva che concludersi così, in una lite da straccivendoli, quel che era già scritto anteriormente ai guai giudiziari.
Nessuno in realtà, né tra i tifosi rossi né tra i fan gialli, aveva mai creduto a una comunanza di idee e ideali - figuriamoci -, semplicemente confidavano nel fatto che intanto conveniva unirsi per sbaragliare la destra, convinti che cammin facendo il leader degli uni avrebbe ingoiato quello degli altri, come accade tra cannibali. Risultato della alta strategia da Topo Gigio contro Gatto Silvestro, la Meloni è più forte che pria, senza aver avuto bisogno di prenderli per le orecchie, dato che ci hanno pensato da soli.
In questa disfida di Bari, bisogna dire che l'avvocato di Volturara Appula ha almeno palesato una perfetta aderenza allo spirito originario del Movimento 5 Stelle. Si è ricordato della specialità della casa e ha destinato un sentito vaffanculo al Partito democratico e a tutto il cucuzzaro del Campo Largo. Era ora.
Ve la ricordate la storia d'Italia degli ultimi 40 giorni com'è stata raccontata dalla gran parte dei quotidiani e dei talk show? Adesso tutti zitti, e fingono di averlo sempre previsto. Balle rosse e gialle. La vittoria in Sardegna di tale Podde contro un certo Truzzu (per mille voti) era stata salutata come la Waterloo della Meloni e del centrodestra travolti dalle poderose armate condotte da Elly Schlein e Giuseppe Conte in groppa allo stesso cavallo. Sembrava fosse
scoccata l'ora del destino. L'ondata giallo-rossa, sommergendo monti e valli, città e villaggi del Belpaese, avrebbe spazzato via, secondo la vulgata televisiva e politologica, i partiti della coalizione al governo. I grillo-comunisti avrebbero issato i loro gonfaloni prima all'Aquila poi, con progressione inesorabile alle Europee di giugno e ovunque ci fosse in palio una carica regionale o cittadina, vuoi a Bari, Firenze, Basilicata. Mi pare di essere stato il solo a smontare subito quella ridicola sopravvalutazione del voto sardo, da sempre anomalo, e nel caso specifico dovuto al microclima locale. In tanti persino a destra giocarono a profetizzare l'avanzata di quel fantomatico Campo Largo, in realtà augurandosi un qualche guadagno di fazione, con il ridimensionamento di Giorgia.
In realtà quanto accaduto in questi giorni rappresenta la sentenza della realtà rispetto ai disegni velleitari di chi era convinto di cambiare il corso della storia mettendo insieme il contenuto di due sacchi vuoti, sia pure tinteggiati con i colori internazionali del politicamente corretto. Anche in Francia sta accadendo la stessa cosa, e in vista delle Europee la destra veleggia dieci punti (33 per cento) davanti a Macron. Ma non voglio allargarmi troppo. Intanto gustiamoci le orecchiette di Bari.
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