Potrà sembrare un caso, ma sembrerebbe proprio il pacifismo a essere il grande bocciato di queste elezioni europee 2024 tenute in Italia. Nonostante sia stato promosso con un certo convincimento da diverse forze politiche, i partiti che ne hanno voluto fare una bandiera sembrano adesso registrare una sonora batosta. La vera clamorosa sconfitta è toccata sicuramente al Movimento 5 Stelle che, stando ai risultati, non è riuscito nemmeno a toccare la doppia cifra in termini percentuali, raccogliendo un bacino del 9,95%. E pensare che i grillini avevano deciso di aggiungere l'hashtag #pace al loro logo, nella speranza di raccoglie il voto di coloro che cercavano rassicurazione e speravano di sventare i venti di guerra sempre più minacciosi alle porte d'Europa.
Per tutti gli scorsi mesi si sosteneva che la maggioranza degli italiani non aspettava altro che votare in massa contro gli aiuti all'Ucraina. E invece le urne hanno dimostrato che l'onda pacifista si è infranta contro la dura realtà delle preferenze elettorali. Se il risultato ai seggi è stato enormemente fallimentare per il Movimento di Giuseppe Conte, anche la lista "Pace Terra Dignità" di Michele Santoro ha fatto flop non riuscendo a superare la soglia di sbarramento del 4%, fermandosi intorno al 2%.
Ma, allo stesso tempo, un grande flop c'è stato anche per Marco Tarquinio, candidato indipendente con il Partito Democratico nel Centro Italia. La Schlein lo aveva schierato come capolista nella circoscrizione "Italia centrale": tuttavia, l'ex direttore di Avvenire non va oltre le 27.000 schede, sopravanzato da altri sei compagni di partito. Del resto la sua candidatura si era rivelata non poco controversa per alcune dichiarazioni, come quella relativa alla fine della Nato: "Se le alleanze non servono la pace e da difensive diventano offensive vanno sciolte", aveva dichiarato recentemente in televisione. Sempre in area dem, se l'elezione è riuscita per un pelo per Sandro Ruotolo, ex braccio proprio di quel Santoro con cui poteva condividere anche il flop a queste elezioni europee, non ce la farebbe nel Nord-Ovest l'assessore a Milano Pierfrancesco Maran, che ora dovrà aspettare le mosse di Alessandro Zan per capire se potrà essere in qualche modo ripescato. Alessia Morani spera ancora, ma è ancora pericolosamente in bilico. Nelle isole, fuori anche Pietro Bartolo, ex medico di Lampedusa ed europarlamentare uscente. Non ce l'ha fatta nemmeno l'ex sardina Jasmine Cristallo, che è finita solo settima nella lista Pd del sud. Fuori pure Emanuele Fiano solo ottavo nel Nord-Ovest tra i dem.
Una volta completate le intere operazioni di spoglio in tutta Italia, ci sarà la proclamazione di tutti e 76 rappresentati italiani all'interno del Parlamento Europeo. Ci vorrà, quindi, ancora un po' di tempo per capire esattamente chi è passato e chi è rimasto escluso dalle prossime attività politico-istituzionali degli emicicli di Bruxelles e di Strasburgo. In ogni caso, quello che è al momento è ampiamente certo è che dall'assemblea comunitaria resteranno fuori sia Matteo Renzi sia Carlo Calenda. Se il primo, candidato con Stati Uniti d'Europa, può perlomeno prendersi la magra soddisfazione di una buona performance personale, non si può dire lo stesso del leader di Azione, fermo sulle 75mile preferenze complessive. Dentro SUE non va molto meglio Emma Bonino: solo 75mila voti per lei. Con Calenda, si aggrega alla mancata elezione anche l'ex sindaco grillino di Parma Federico Pizzarotti. Record personale negativo invece per Alessandro Cecchi Paone, candidato con Renzi e Bonino: terza volta candidato alle Europee e terzo mancato successo per lui; e sempre in anni solari che terminano con la cifra 4 (2004, 2014, 2024).
Nel campo del centrodestra, risaltano rilevanti le esclusioni di Vittorio Sgarbi e Alessandra Mussolini. Il critico d'arte è decimo nella lista di Fratelli d'Italia nella circoscrizione Sud: con 22.729 preferenze non sarà parlamentare europeo. La deputata a Bruxelles in carica si presentava in due circoscrizioni con Forza Italia: in quella centrale è ottava con meno di 6 mila preferenze e in quella Sud finisce addirittura terzultima (16° posto) con poco più di 7 mila preferenze.
Resta fuori pure l'ex presidente della Regione Lazio Renata Polverini, sesta per preferenze al Centro. In Fi niente da fare per gli ex leghisti Marco Reguzzoni e Roberto Cota. Nel Carroccio, niente elezione per Claudio Borghi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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