"Destino oscurantista". Torna la carica dei sindaci arcobaleno

A Torino la manifestazione dei sindaci progressisti per chiedere il riconoscimento delle famiglie omogenitoriali. Parte il solito attacco al governo "oscurantista". Ma la replica non si fa attendere

"Destino oscurantista". Torna la carica dei sindaci arcobaleno

Si sono presentati in fascia tricolore. Ma l'obiettivo era arcobaleno. Da tutta Italia, oltre 300 sindaci si sono riversati a Torino per perorare la causa delle famiglie omogenitoriali. Il tema è quello controverso e ormai noto ai più: i primi cittadini in questione, in ampia maggioranza d'estrazione progressista, chiedono infatti che il Parlamento legiferi al più presto sulle coppie gay e sui loro figli, lamentando un grave vulnus in materia. L'inghippo, tuttavia, lo avevano creato proprio quelle amministrazioni che, con una fuga in avanti di natura ideologica, avevano effettuato registrazioni all'anagrafe pur in assenza di una normativa che lo consentisse. Poste di fronte all'illegittimità dei suddetti provvedimenti, ora quei politici buttano la patata bollente contro il governo accusandolo - con uno scaricabarile strumentale - di essere retrogrado e di non volere i diritti civili.

L'adunata de sindaci arcobaleno

A far partire la mobilitazione torinese era stato lo stop - avvenuto proprio nella città sabauda, ma anche a Milano - alle trascrizioni all'anagrafe dei figli delle coppie dello stesso sesso. Il sindaco del capoluogo piemontese, Stefano Lo Russo, aveva fatto scattare l'appello arcobaleno e i suoi colleghi favorevoli a quelle istanze sono tornati così alla carica. A rispondere al suo invito sono stati, tra gli altri, i primi cittadini di Roma, Milano, Napoli, Bologna Firenze e Bari: gli stessi che recentemente hanno scritto al governo chiedendo un intervento per cancellare la disparità di trattamento in materia di diritti civili. Facile dunque intuire il carattere politico della manifestazione e degli interventi pronunciati sul palco.

"Disobbedienza civile". Ma Zabrelsky non convince Sala

"Non vogliamo disobbedire bensì ottenere leggi giuste", ha rilanciato il sindaco di Milano Giuseppe Sala, intervenuto in videocollegamento. E dal palco è arrivato anche l'invito alla disobbidienza civile del giurista Gustavo Zabrelsky. La discutibile proposta di quest'ultimo, però, non ha convinto il primo cittadino del capoluogo lombardo. "Purtroppo la Corte costituzionale si è già espressa, non è quella la strada. E non mettiamola sulla mancanza di coraggio: ci sono sindaci che si stanno battendo. Ma non so se trasgredire alla legge sia il percorso giusto: vogliamo che sia il Parlamento a esprimersi", ha affermato Sala. "Alcune coppie - ha poi aggiunto - ci stanno chiedendo la registrazione del padre biologico. Bisogna capire sulla base di quale documento poterlo fare, poiché non figura sull'atto di nascita del bambino, ma sarebbe già un piccolo passo".

"Destino oscuro". L'attacco di Lepore al governo

Certo, che le insistenze della sinistra arrivino proprio ora - quando a guidate il Paese c'è un governo prudente sulla tematica - è quasi surreale. La maggioranza di centrodestra, infatti, ha sempre sostenuto la propria contrarietà a riconoscimenti che (più o meno direttamente) rischiassero di legittimare pratiche controverse come quella dell'utero in affitto. Ma il messaggio non è stato recepito dai progressisti. "Serve il coraggio della politica in Parlamento, ma noi ci siamo e ci saremo sempre: continueremo a combattere questa battaglia contro il destino oscuro e oscurantista verso il quale ci vuole spingere il governo di Giorgia Meloni", ha tuonato il sindaco Pd di Bologna, Matteo Lepore, sferrando uno schiaffo politico all'esecutivo. Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, sostenuto dal centrosinistra, ha parlato di matrimonio egualitario come soluzione e da Firenze Dario Nardella ha ribadito la propria convinzione che vada colmato il "vuoto normativo sulle garanzie dei diritti dei figli di coppie omogenitoriali".

Fdi replica ai sindaci arcobaleno

La risposta alle rivendicazioni politiche della kermesse progressista non si è fatta attendere dalla maggioranza. "Torino purtroppo, prima con il sindaco Appendino poi con Lo Russo, è stata trasformata nella città dei diritti negati: ha negato il diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà con il registro e poi al governo il ministro Lamorgese, dovendo interrompere quell'abuso politico li ha gettati in un limbo senza precedenti che adesso non sanno come risolvere", ha ricordato la parlamentare Augusta Montaruli, vicecapogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, circostanziando l'argomento al di là delle strumentalizzazioni di parte.

"Utero in affitto sia reato universale"

"Nell'imbarazzo di questa situazione si stanno strumentalizzando le aspettative, che provavano a soddisfare, con un escamotage amministrativo sapendo benissimo che non ne avevano alcuna competenza. Sono stati al governo 10 anni, se avessero voluto avrebbero coinvolto il Parlamento su quelle che oggi chiamano famiglie arcobaleno. Potevano ma evidentemente non volevano farlo neanche loro", ha aggiunto Montaruli, spiegando come "la migliore risposta a quei sindaci" progressisti sia arrivata da Giorgia Meloni - oggi agli Stati Generali alla presenza del Papa - e da Fratelli d'Italia in Parlamento con la proposta che trasforma l'utero in affitto reato universale. "Questa pratica non può essere mai legittimata.

In troppi, a prescindere dalle questioni di genere, aggirano le leggi facendo prevalere il sentimento di maternità e paternità sul diritto dei minori e sul diritto della donna che non può mai essere sfruttata", ha concluso l'onorevole del partito meloniano.

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