Quell'amore con Francesca sbocciato dopo un dramma

Dietro l'incontro con la Pascale la malattia della madre di lei. E oggi è la "fidanzata nell'ombra"

Quell'amore con Francesca sbocciato dopo un dramma

In mezzo al caos cosmico della campagna elettorale si registrano anche eventi soprannaturali. Pietre tombali e dopo tre giorni improvvise resurrezioni.

La rediviva di turno è Francesca Pascale, giovane fidanzata di Silvio Berlusconi. Domenica scorsa, riprendendo un sapido articolo di Mattia Feltri sulla Stampa, Aldo Grasso l'aveva data per dispersa anche sulla prima pagina del Corriere. Non c'era bisogno di leggere tra le righe per intuire l'orrendo destino toccato alla povera donna: giustiziata dal cinismo elettorale del fidanzato, a tale gesto indotto dagli impietosi sondaggisti, tutti in fila a squadernare gli effetti nefasti della love story sulle tendenze elettorali. Clamoroso l'errore di calcolo e di strategia: andare dalla D'Urso, domenica 16 dicembre, per rivelare alla popolazione la nuova storia con una donna più giovane di 49 anni si era dimostrato un tremendo autogol. Inevitabile e crudele l'indicazione lanciata dai sondaggisti: bisogna soffocare in culla questa vicenda di cuore, Francesca deve immediatamente sparire dalla scena, niente foto e niente cene, niente comizi e niente interviste. Francesca va rimossa. Francesca non esiste. Francesca chi?

Questa la tesi. Sondaggio tombale sulla Pascale. Berlusconi non esita a sacrificare i sentimenti per biechi calcoli elettorali. Se così è, però, bell'impiastro. Se lo lasci dire, il presidente Pdl: sottoscrive e mette in atto il criminoso disegno, ma si scorda di avvertire proprio Alfonso Signorini, direttore di Chi, settimanale Mondadori, cioè di sua proprietà.

È su questa rivista che da stamattina si contempla il miracolo: a tre giorni dalla tumulazione, Francesca Pascale rimuove la pietra tombale del diabolico fidanzato e ricompare in pubblico, con tanto di foto e di retroscena amorosi. Per gli amanti del genere, c'è piena soddisfazione. Possibile conoscere finalmente come nasce e come esplode l'inciucio che stende Berlusconi. Riassunto sommario. Del 5 ottobre 2006 il primo aggancio. La ventenne Francesca, napoletana, di famiglia berlusconiana, già impegnata negli enti locali, incontra il suo mito ad una cena. «Presidente, come è bello lei», gli dice in presa diretta. Silvio, che in queste situazioni si muove da vecchio drago, ha subito la risposta pronta, gigiona e arpiona: «Ci difendiamo... Ma signorina, lei è sicura di vederci bene?».

Start and go. L'inizio e tutto quanto il resto. C'è anche una pagina molto forte, che sta sopra il gossip e sopra tutte le ironie. Poche settimane dopo il primo incontro, la mamma di Francesca viene aggredita da un male feroce. La solita, impietosa trafila. Il primo intervento, i medici che mostrano preoccupanti smorfie, verdetto impietoso e previsioni fosche. Nella disperazione più totale, la ragazza chiama Berlusconi per chiedere un qualsiasi aiuto. Si prova a trasferire la mamma al San Raffaele di Milano, ma purtroppo senza successo. Nel 2007 la signora muore. È a quel punto che Francesca si trasferisce a Roma. Cinque anni dopo, in un pomeriggio di dicembre del 2012, gli italiani la ritroveranno fidanzata ufficiale di Berlusconi...

Il resto nelle pagine interne, sul giornale di Signorini. Il fidanzamento e la fidanzata con ampio risalto. E l'allarme dei sondaggisti? È il gelido diktat per cancellare la signorina Francesca dal vissuto nazionale? E Berlusconi che non esita a sacrificare l'amata per riguadagnare un paio di punti?
Effettivamente s'era letto che Francesca stava debitamente occultata sotto la pietra tombale. Delle due l'una, allora: o Signorini ha la testa a viole durante le riunioni aziendali e non ha ascoltato gli ordini di scuderia, oppure è completamente impazzito, del genere compulsivo autolesionista, tanto da andarsi a cercare rogne sventolando in pubblico una storia cassata nella stanza dei bottoni.

Ma forse non è questo. Forse è tutto più semplice.

Forse c'è un'emergenza, questa davvero grave e tossica, che proprio non riusciamo a superare, come gente e come nazione: il gusto di costruire le battaglie elettorali sulle faccende domestiche e private, come se fossimo un Paese garrulo e spensierato, come se non avessimo nient'altro da pensare.

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