Doria aspetta un giro e va al ballottaggio

L’aristocratico dominatore delle primarie a sinistra fermo a un passo dal 50%. Sfiderà Musso, ex Pdl ora al Terzo polo

Doria aspetta un giro e va al ballottaggio

Genova - Marco Doria non ce la fa. Il professore universitario figlio della Genova aristocratica, ma dal cuore rosso e non blu, non riesce a centrare l’obiettivo che alla vigilia era considerato impossibile da non raggiungere. Così sotto la Lanterna c’è chi è pronto a giocarsi una chance di cambiamento, dopo ventidue anni di ininterrotto governo di sinistra. Il candidato di Pd, Sinistra Ecologia e Libertà e Idv si ferma al 48 per cento che in una città come la Superba assomiglia quasi a una punizione, se si pensa che quando Marta Vincenzi (cinque anni fa) vinse con il 51 per cento dei suffragi al primo turno, in molti a sinistra storsero il naso. Non solo non è bastato l’aiuto della Genova bene, ma neppure l’appoggio dei centri sociali e di preti di strada come don Gallo e don Farinella. Così il secondo turno assume quasi le sembianze di una sconfitta per il docente universitario della facoltà di Economia che tra tredici giorni se la dovrà vedere contro il collega Enrico Musso. Musso, senatore ex Pdl che si è presentato con una lista civica sostenuta dal Terzo Polo, raccoglie il 15 per cento e prosegue il sogno di espugnare Genova la rossa, città che il ballottaggio non lo vedeva dal 1997 quando l’allora battitore libero Sergio Castellaneta perse per pochissime centinaia di voti a favore del diessino Beppe Pericu. Segno, forse, che la rimonta non è proprio impossibile nonostante il divario resti davvero ampio.
Chi, invece, non riesce mai ad accreditarsi per il secondo turno è il centrodestra che in questa tornata genovese viene bastonato. Il Popolo della Libertà viene clamorosamente ridimensionato dalle urne e fortemente castigato dai genovesi raccogliendo appena l’8,7 per cento dei suffragi, un dato allarmante se si pensa che la cifra del partito di Berlusconi alle politiche del 2008 era stata del 32,4 per cento mentre alle comunali del 2007 la somma tra Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lista Biasotti fu addirittura del 36,7 per cento.
A farne le spese Pierluigi Vinai, vicepresidente della Fondazione Carige, candidato sindaco di Pdl e liste civiche arruolato appena un mese e mezzo fa. Paga il deficit di popolarità, l’entrata in pista quando la gara era già cominciata e al quale rimane la magra consolazione di aver raccolto comunque più preferenze rispetto alla coalizione che lo ha sostenuto. Non riesce a salvarsi neppure la Lega Nord che con il suo candidato Edoardo Rixi si ferma al 4,6 per cento ridimensionando la propria presenza nel capoluogo ligure.
Vera sorpresa della tornata elettorale è quella del Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo, il cui candidato Paolo Putti sfiora il secondo posto raccogliendo circa il 14 per cento dei voti. Un fenomeno spinto non solo dall’ondata dell’antipolitica, ma anche dalla contrarietà di alcune zone del territorio all’infrastruttura della Gronda autostradale di cui Putti è uno dei critici più accaniti, anima della contestazione che da due anni sta rallentando il progetto. La vera incognita del secondo turno sarà capire se i voti del centrodestra confluiranno su Musso. Il professore universitario sostenuto dal Terzo Polo non vanta un ottimo credito tra gli aficionados del Popolo della Libertà che gli rinfacciano di avere «tradito» un anno e mezzo fa il mandato elettorale a sostegno dell’allora governo Berlusconi, del quale divenne oppositore in Senato.
E ieri sera, quando i risultati si sono meglio definiti, Pierluigi Vinai ed Enrico Musso non hanno sotterrato l’ascia di guerra lanciandosi ancora frecciate a distanza. Per Vinai «il progetto di Musso è individualista e guarda più alla sua persona che alla collettività. Non so se è degno dei moderati», mentre Enrico Musso non pensa di chiedere l’apparentamento a nessuno continuando a marciare unito: «Mi voglio staccare dalla vecchia logica di fare politica - commenta -.

Io mi rivolgerò a tutti quei genovesi che hanno voglia di cambiare il governo di questa città. Che abbiano votato al primo turno Pdl o Movimento Cinque Stelle non mi interessa. Ma parlo agli elettori e non alle segreterie dei partiti».

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