E ora la Marcegaglia si inventa la nuova Ici

Confindustria compila un libro dei sogni, alcuni dei quali non sono neanche sogni ma incubi

E ora la Marcegaglia 
si inventa la nuova Ici

La signora Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, ci illumina d’immense ov­vietà. Il suo piano per la crescita economica è una dimostrazione di buona volontà e nulla più. È un saggetto che anche uno studente di terza ragio­neria avreb­be potuto predisporre con l’aiuto di un inse­gnante intraprendente. Sapete qual è la novità più scon­volgente contenuta nel documento? Riformare il siste­ma pensionistico: alzare l'età per il collocamento a ripo­so, 65 anni, e abolire gli assegni di anzianità. Ma non è quello che tutti predicano da lustri senza riuscire a cava­re un ragno dal buco? Lo ha predicato anche Silvio Berlu­sconi (perfino a Bruxelles) e lo avrebbe realizzato in mi­nuti cinque se Umberto Bossi non si fosse messo di tra­verso: se fai una cosa del genere io ritiro la mia delegazio­ne ( Lega) e addio governo. Questi sono i fatti, signora Marcegaglia illustrissima. Se lei dà un consiglio all’esecutivo, dica anche, per favo­re, con quali forze parlamentari possa essere tradotto in realtà. Le buone intenzioni sono apprezzabili, ma non bastano. In politica è necessario indi­care con quali mezzi (e quali forze, anche numeriche) siano concretiz­zabili, cioè tramutabili in leggi in gra­d­o di essere approvate dal Parlamen­to. Invece Confindustria si limita a compilare un libro dei sogni, alcuni dei quali non sono neanche sogni ma incubi. Per esempio l’abbassa­m­ento delle tasse per lavoratori e im­prenditori. L’idea piace a tutti, mica solo agli industriali. Ma i soldi dove sono? Forse ci si di­mentica che abbiamo un debito pubblico mostruoso, causa principale dei nostri guai. Emma estrae l’asso dalla manica e lo cala: massì, fac­ciamo una bella patrimoniale. Di che tipo? Sugli immo­bili. In pratica si tratterebbe di una reintroduzione del­­l’Ici. Il che vorrebbe dire: da una parte ti riduco le aliquo­­te fiscali e dall’altra ti stango sulla casa, costringendoti a pagare un balzello ogni anno. Sei miliardi vale la nuova Ici? Bene, con questa somma pareggio il conto del minor prelievo sul reddito. Siamo al gioco delle tre tavolette, al­tro che progetto per la crescita. Quale crescita poi? Quel­la derivante dalla riforma degli ordini professionali? An­diamo. Gli ordini vanno aboliti. Riformarli non serve a nulla. Berlusconi ha tentato di abolirli e quasi quasi se lo mangiano vivo. Siamo d’accordo sulla vendita del patrimonio immo­biliarepubblico: è esattamente ciò che cerca di fare l’ese­cutivo, non è un’alzata d’ingegno di Confindustria.Oc­chioperò. Per vendere il mattone di Stato è indispensabi­le avere chi lo compra a prezzo di mercato. Chi trova gli acquirenti? La Marcegaglia? Ma ci faccia il piacere. Si è visto in passato cosa è successo per le case degli enti: tut­te finite ai raccomandati della Casta o a società amiche degli amici. Non illudiamoci che il costume italiota sia mutato. Con questo non vogliamo dire che gli imprenditori sia­no sciocchi. Il problema è che questo piano è stato conge­gnato secondo criteri assembleari: ogni categoria ha sug­gerito qualche rimedio e, al termine del confronto, si è proceduto a stilare un elenco di propositi. Non una sinte­si, bensì un maxicompromesso, in cui c’è di tutto e quasi tutto scontato e banale, a cominciare dal marcato desi­derio di liberalizzare.

Come se fosse facile in un Paese che di liberale non ha niente se non l’etichetta, spesso odiata anche quella. Avanziamo noi una proposta agli industriali: abolia­mo i contributi a fondo perduto alle imprese che valgo­no decine di miliardi l’anno. Che ne dice Emma Marce­gaglia?

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