Roma - Il totoministri si nutre di poche certezze. Una è che Andrea Guerra rimarrà a fare l'amministratore delegato di Luxottica. Quindi, non entrerà a far parte del Renzi I. Come è assai probabile non entreranno buona parte dei nomi che circolano nel Palazzo romano in questi giorni. «Chi entra Papa in Conclave, esce cardinale», recita un proverbio d'Oltretevere. Renzi avrebbe una propria lista «coperta» di ministri, pronto ad illustrarla direttamente al capo dello Stato. E con pochi margini di mediazione.
Alla Difesa, comunque, sembra una corsa a due fra Roberta Pinotti, attuale sottosegretario, e Federica Mogherini, componente della segreteria Pd; per quest'ultima, però, si profilerebbe anche l'incarico di ministro per gli Affari europei.
A giocare il ruolo di outsider potrebbe arrivare Angelino Alfano. Il leader di Nd sta facendo resistenza ad accettare l'incarico che gli è stato prospettato, in quanto vorrebbe restare al ministero dell'Interno. Ma qualche emissario di Renzi gli ha fatto capire che al Viminale è destinato Dario Franceschini. Pertanto, o accetta la Difesa oppure rischia di restare senza incarico. Abbastanza sicuri (sempre con il caveat del proverbio vaticano) Maurizio Lupi alle Infrastrutture e Beatrice Lorenzin alla Salute. Lupi avrebbe sconfitto l'autocandidatura di Michele Emiliano.
Un'altra corsa a due si intravede anche per il ministero dell'Istruzione. In pole position rimarrebbe Stefania Giannini, insidiata però da Mario Mauro. Visto il passo indietro di Andrea Guerra tornerebbero a salire le quotazioni di Fabrizio Barca per il ministero dello Sviluppo economico. Sembrerebbero, invece, in discesa le sue quotazioni per il ministero dell'Economia. Per la scrivania di Quintino Sella le voci diventano bisbigli. E questi prendono la forma di Franco Bernabè e Francesco Giavazzi.
Una cosa è certa: il ministro dell'Economia dev'essere funzionale alla politica che il presidente del Consiglio vuole portare avanti. E se Renzi volesse rinegoziare con Bruxelles i tempi per raggiungere il pareggio di bilancio, Giavazzi sarebbe avvantaggiato rispetto a Bernabè, che ha sempre operato in ambito aziendale e poco in quello istituzionale. A fronte di uno scenario programmatico diverso (nessun negoziato a Bruxelles), torna a galla l'ipotesi di convincere Enrico Letta ad accettare di entrare nel governo come ministro dell'Economia. Lui resiste. Ma il pressing è forte. Se ciò dovesse avvenire, Renzi non potrebbe portare avanti i suoi programmi.
Per restare nel pianeta del Mef, gira voce che Daniele Cabras, capo di gabinetto di Saccomanni, stia per ritornare a Montecitorio come segretario della nascitura struttura di controllo parlamentare sui conti pubblici. Alla Giustizia si comincia ad intravvedere il profilo di Guido Calvi, avvocato e docente universitario molto vicino al Pd (senatore Pds). L'avrebbe spuntata su Michele Vietti, attuale vice presidente del Csm. Per l'incarico di Guardasigilli sarebbe in corsa, però, anche Paola Severino: già ministro della Giustizia con il governo Monti.
Non escluso un trasloco di Andrea Orlando dall'Ambiente alla Giustizia. Il nuovo governo intenderebbe, poi, ripristinare il ministero dello Sport. E per l'incarico si fa il nome del segretario del Psi, Riccardo Nencini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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