In Emilia-Romagna troppi enti litigano, l'amara verità dell'ex dirigente

La Regione non spende i soldi come denuncia la Corte dei conti e non realizza le azioni previste. "Colpa del peggior ambientalismo"

In Emilia-Romagna troppi enti litigano, l'amara verità dell'ex dirigente
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"L’attuazione della misura causa emergenza COVID è in ritardo" è una dicitura che si trova spesso nel Piano contro il dissesto idrogeologico della Regione Emilia-Romagna con le linee guida della Protezione Civile che chiede all'ente a guida Pd di individuare i problemi per stanziare i fondi per la loro soluzione. Il Piano avrebbe dovuto mettere il territorio in condizione di affrontare le alluvioni previste fino al 2027 con un migliaio di interventi (nel sono stati realizzati meno di 200), le catastrofi ambientali poi si sono regolarmente manifestate, non ultima (purtroppo) quella nel Bolognese che ha portato alla morte di un ragazzo di 20 anni. Ma non ditelo alla leader Pd Elly Schlein, che fino al 2022 da vicepresidente regionale - con Stefano Bonaccini presidente, oggi all'Europarlamento - ha avuto la delega sul dissesto idrogeologico, oggi troppo impegnata a difendere i migranti irregolari per accorgersi di quello che è successo a casa sua.

"Per il 2024 le risorse impegnate per la sistemazione della rete fluviale sarebbero molto molto poche”, aveva detto la Corte dei Conti dell'Emilia-Romagna alla Regione rispetto alla gestione dell'alluvione. "La Regione stanzia le risorse (in 10 anni sarebbero circa 3 miliardi, ndr) ma il soggetto attuatore è un altro, ossia Aipo (l'Agenzia interregionale per il Po, ndr)". E quindi nessuno verifica quanto è stato effettivamente realizzato. "Per il 2024 è stato impegnato molto poco, sotto il 10% delle somme a disposizione per gli interventi", afferma il presidente della Corte dei Conti dell'Emilia-Romagna Marcovalerio Pozzato. Una denuncia ripresa dal senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri che in cambio si è beccato l'accusa di sciacallaggio.
Eccola, un'altra scusa ricorrente: la difficoltà di coordinamento tra gli enti. E il perché è evidente. Nella regione i compiti vengono suddivisi tra le agenzie territoriali locali e i Consorzi di bonifica, pagati con tasse sui cittadini. Con un bel po' di confusione sul chi deve fare cosa.

"Ad esempio canali e fiumi minori competono di solito ai Consorzi mentre i fiumi competono all’Agenzia. Il problema sorge in corrispondenza dei ponti la cui responsabilità è in capo al proprietario (Stato, Regione, Provincia, Comune); se si accumulano detriti in teoria è a lui che spetta la loro rimozione e questo è un grave problema", spiega al Giornale un ingegnere che ha partecipato all'attuazione di alcune di queste misure. Resta il fatto che in Emilia-Romagna la gestione della sicurezza, ovvero il controllo regolare degli argini, la loro solidità e pulizia, la loro difesa, spetta alla Regione. Ma nel conflitto tra agenzia e consorzi non sono state individuate quelle criticità effettive che oggi hanno portato al disastro dopo anni di allarmi. Lo deve ammettere anche il portavoce di Avs (Alleanza verdi e sinistra) Angelo Bonelli : "La questione della gestione del territorio dovrebbe essere la priorità di qualunque governo. È stata fatta l'autonomia differenziata, che parcellizza ulteriormente le competenze, ma serve semplificare ed eliminare enti inutili".

A questo si aggiunge il ruolo nefasto di ambientalisti e Soprintendenza, perché tutte le volte che c'è da fare un'opera - basta il semplice abbattimento di un albero o di arbusti nell’alveo - i soliti naturalisti da salotto insorgono. Lo confermano le parole di un geologo che ha lasciato la Regione qualche tempo fa.

"Ma quale troppa pioggia: la responsabilità dell’alluvione in Emilia-Romagna è politica", dice a Tempi il geologo Claudio Miccoli, ex dirigente regionale che già si era scagliato contro il suo ex datore di lavoro per la grave carenza di manutenzione dei fiumi dopo la tragica alluvione di maggio 2023, che provocò allagamenti, straripamenti e frane facendo 17 vittime e 10 miliardi di euro di danni.

Eccoli, i colpevoli: ambientalismo miope e una vincolistica ambientale stringente: "Ci sono fiumi vincolati con il sistema Rete Natura 2000 a bosco e con zone Sic, siti di interesse comunitario e Zps, zone a protezione speciale, che rende impossibile una seria manutenzione finalizzata alla sicurezza idraulica", è il lamento dell'ex dirigente regionale ripetuto ai giornali locali in questi giorni. Incompetenze, tagli di spesa e manutenzione insufficiente, vedi la negligenza dell’Agenzia regionale Sicurezza del Territorio e Protezione Civile, figlia a suo dire "anche della mancanza di perizia nel taglio alberi, con il legname accatastato sulle golene, pronto ad essere asportato da una qualsiasi piena e trasportato a valle", come poi è accaduto.

Parole ribadite già qualche mese fa e che sono costate a Miccoli una "diffida a tutela dell’immagine e della reputazione della Regione Emilia-Romagna", come reca l’intestazione della mail inviatagli via pec. Vietato disturbare il manovratore, soprattutto qualche giorno prima delle elezioni.

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