Roma - Giornata campale, luci e ombre, trattative dure, ma Enrico il Giovane è un tipo tosto e, come spiega Roberto Maroni, «molto determinato». In mattinata ci pensa Giorgio Napolitano a sintetizzare la situazione. Per cucinare un governo, dice, servono «coraggio, fermezza e senso dell'unità», i tre ingredienti che «ci fecero vincere la battaglia della Resistenza» e che tornano buoni adesso «in tempi di crisi». In serata, dopo aver consultato tutti i partiti, tocca al presidente incaricato fare il punto, confidando ai suoi: «Sì, ce la posso fare, ma c'è ancora parecchio da lavorare».
Le buone notizie arrivano da Dallas, con la «telefonata di incoraggiamento» del Cavaliere e il sostanziale via libera al tentativo: «Non voglio nemmeno pensare a un fallimento». I problemi invece dalla Germania. Letta vorrebbe rinegoziare le politiche di rigore ma il ministro delle Finanze Wolfang Schaeuble lo ferma subito con asprezza: «Scaricare sugli altri le proprie difficoltà è comprensibile umanamente, e per alcuni Berlino è appropriata nel ruolo, però è una sciocchezza».
Ma i guai sono pure a Roma e si chiamano Imu, ministri e Pd. Al Nazareno ostentano ottimismo, anche se le parole di un fedelissimo di Letta come Francesco Boccia testimoniano di certo nervosismo: «Le regole vanno rispettate, nessuno può anteporre personalismi. Chi non vota la fiducia è fuori dal partito». Ce la faranno stavolta i democratici, con il loro vicesegretario in campo, a «tenere»? Il malessere è più ampio di quanto emerga e il premier in pectore sa bene che i primi da cui guardarsi sono sempre i compagni di banco.
Un'altra chiave sta nelle tasse sulla casa. Il Pd è favorevole a rimodulare l'Imu per la prima abitazione, il Pdl invece vuole non solo l'abolizione ma la sua totale restituzione: riusciranno a trovare una via di mezzo? «Letta ha ascoltato con interesse la nostra proposta di finanziare il rimborso attraverso i titoli di Stato», dice Guido Crosetto. Se Vendola rompe il patto con il Pd, i Fratelli d'Italia annunciano un'opposizione morbida e la Lega un quasi appoggio senza fiducia. Posizioni sfumate, che potrebbero servire soprattutto a tenere lontani i grillini dai servizi segreti: le presidenze del Copasir e della vigilanza Rai infatti vanno sempre all'opposizione.
Ma il vero scoglio è il rapporto con il Pdl. Da un lato larghe fette dell'elettorato del Pd già protestano contro «il patto con il Caimano». Dall'altro il centrodestra vuole pari dignità e certezze sulla durata dell'esecutivo e sull'impegno reale e non mascherato del partito di maggioranza relativa. Berlusconi, lanciando una specie di nuovo decreto salva-Italia, vuole mettere un marchio riconoscibile sul futuro esecutivo. Letta accetterà? Il primo incontro tra le parti, comunque, va benino. «Abbiamo riscontrato uno spirito costruttivo - racconta Angelino Alfano - quindi siamo soddisfatti. Restano però dei nodi». Cioè l'assegnazione di alcuni ministeri caldi, come la Giustizia e Comunicazioni. Li scioglierà oggi il Cav, quando tornerà dal Bush-party.
Dunque i tempi si allungano un po'. Letta spera di tornare al Quirinale domenica mattina con la lista, di giurare la sera e di presentarsi in Parlamento tra lunedì e martedì. «Sono tre - dice ai Cinque stelle - i grandi obbiettivi che mi pongo.
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