Da due mesi non si hanno più notizie di lui. I familiari di Alberto Trentini, il cooperante italiano fermato senza imputazioni dalle autorità del Venezuela il 15 novembre scorso, si sono quindi appellati al premier Giorgia Meloni e al governo."Confidiamo che la presidente del consiglio e i ministri interessati si adoperino, con lo stesso impegno e dedizione recentemente dimostrati a tutela di una nostra connazionale, per riportare presto, incolume, Alberto in Italia", si legge in una nota diffusa dalla famiglia con l'avvocato Alessandra Ballerini.
A pochi giorni dall'avvio del terzo mandato del presidente Nicolas Maduro, accusato di aver ottenuto il potere in maniera illegittima, la richiesta della famiglia Trentini è quindi quella di "porre in essere tutti gli sforzi diplomatici possibili e necessari, aprendo un dialogo costruttivo con le istituzioni Venezuelane, per ripotare a casa Alberto e garantirne l'incolumità". Il giovane cooperante, viene spiegato, si trovava in Venezuela per una missione con la Ong Humanity e Inclusion per portare aiuti umanitari alle persone con disabilità. "Alberto - si legge nella nota - era arrivato in Venezuela il 17 ottobre 2024 ed il 15 novembre mentre si recava in missione da Caracas a Guasdalito è stato fermato ad un posto di blocco, insieme all'autista della Ong".
Dalle scarse e informali informazioni ricevute sembrerebbe che pochi giorni dopo il fermo Alberto sia stato trasferito a Caracas e ad oggi - scrivono ancora i familiari - "ci risulta 'prigioniero' in una struttura di detenzione, senza che gli sia mai stata contestata formalmente nessuna imputazione". Nella nota si spiega che "nessuna notizia ufficiale è mai stata comunicata da nessuna autorità venezuelana né italiana e di fatto, da quasi due mesi, nulla sappiamo sulle sorti di Alberto, tenuto anche conto che soffre di problemi di salute e non ha con sé le medicine né alcun genere di prima necessità. Dal suo arresto ad oggi, a quanto sappiamo, nessuno è riuscito a vederlo, né a parlargli. Neppure il nostro Ambasciatore è riuscito a comunicare con lui né ad avere sue notizie nonostante plurimi tentativi".
La famiglia Trentini definisce dunque "inaccettabile che cittadini italiani che si trovano a lavorare o visitare altri Paesi con l'unica finalità di contribuire a migliorare le condizioni di vita dei loro abitanti, si trovino privati delle libertà e dei diritti fondamentali senza poter ricevere nessuna tutela effettiva dal nostro Paese". Quindi, la richiesta al presidente del consiglio e ai ministri interessati affinché si adoperino per la risoluzione del caso. Nell'inoltrare questo appello, i familiari di Alberto hanno fatto implicito riferimento alla vicenda di Cecilia Sala, la giornalista detenuta (senza accuse) dal regime iraniano a Teheran e liberata grazie a una delicatissima operazione guidata da Giorgia Meloni in collaborazione con gli apparati diplomatici e di sicurezza. A dare voce all'appello della famiglia Trentini sono stati, nelle ultime ore, anche il Pd e Azione, pronti a portare il caso in Aula per sollecitare la massima attenzione da parte delle istituzioni italiane.
L'Ambasciata d'Italia e il Consolato Generale a Caracas, in stretto raccordo con la Farnesina, fanno sapere che stanno seguendo la vicenda dell'arresto del cooperante italiano "con la massima attenzione sin dalla prima segnalazione, mantenendo i contatti con la famiglia e i legali del connazionale". A quanto si apprende, la Sede ha interessato in modo incessante e attraverso diversi canali le autorità venezuelane per richiedere con urgenza che "sia garantito l'esercizio dell'assistenza consolare nei confronti del connazionale e che vengano comunicati quanto prima i motivi dell'arresto e il luogo di detenzione". In data 13 dicembre è stata convocata alla Farnesina l'Incarica d'Affari ad interim del Venezuela per richiedere un tempestivo e risolutivo intervento sulla vicenda di Trentini.
I rapporti con il Venezuela di Maduro intanto si fanno sempre più tesi per i Paesi occidentali, considerati veri e propri nemici dal leader politico.
Il ministro degli Esteri venezuelano ha infatti annunciato in una nota di aver ridotto a tre il numero di diplomatici accreditati nelle ambasciate di Italia, Francia e Paesi Bassi a causa della loro risposta "ostile" all'insediamento di Nicolas Maduro per un terzo mandato presidenziale. Il comunicato aggiunge che i diplomatici avranno bisogno di una "autorizzazione scritta per allontanarsi più di 40 chilometri da Plaza Bolivar", nel centro di Caracas.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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