Giorgia Meloni prende carta e penna e risponde a muso duro a Ursula von der Leyen sulla Relazione annuale sullo stato di diritto dell'Unione europea nel passaggio che riguarda l'Italia: "Per la prima volta il contenuto di questo documento è stato distorto a uso politico da alcuni nel tentativo di attaccare il governo italiano", scrive la premier in una lettera indirizzata alla presidente della Commissione Ue appena riconfermata. Si tratta di "attacchi maldestri e pretestuosi che possono avere presa solo nel desolante contesto di ricorrente utilizzo di fake news che sempre più inquina il dibattito in Europa", afferma seccamente la presidente del Consiglio.
A quest'ultima dispiace soprattutto che il tema della libertà di informazione sul servizio pubblico radiotelevisivo non è stato risparmiato "dai professionisti della disinformazione e della mistificazione". Meloni, infatti, ricorda che l'attuale esecutivo e la maggioranza parlamentare che lo sostiene "non si sono ancora avvalsi della normativa vigente per il rinnovo dei vertici aziendali". Del resto gli attuali componenti del Consiglio di Amministrazione della Rai sono stati nominati nella scorsa legislatura "da una maggioranza di cui Fratelli d'Italia non era parte". Con il partito guidato dalla premier che è rimasta esclusa da quel Cda. Non si capisce, quindi, "come si possa imputare a questo governo una presunta ingerenza politica nella governance della Rai".
La scelta di diversi giornalisti e conduttori di lasciare la medesima televisione pubblica, poi, non è dipesa da cambio di linea editoriale, bensì da "normali dinamiche di mercato". I casi che, sotto questo punto di vista, hanno fatto scuola negli ultimi dodici mesi sono ormai noti ai più: Fabio Fazio e Luciana Littizzetto che ha accettato la proposta di Discovery per far trasferire il loro "Che tempo che fa" da Rai3 al Nove, Bianca Berlinguer che ha proseguito con il suo talk show del martedì in prima serata su Rete4, Massimo Gramellini che è approdato su La7 e Lucia Annunziata che si è dimessa volontariamente per poi riuscire (con il senno di poi) a ottenere una preziosa candidatura all'Europarlamento con il Partito Democratico. E sulla par condicio, anche nelle passate campagne elettorali, tutti i governi in carica hanno potuto informare "i cittadini sulla loro attività, senza che l'informazione istituzionale rientrasse nel conteggio dei tempi della par condicio, così come previsto dalla legge vigente".
Il capo dell'esecutivo nazionale ripercorre infine le fasi dell'approvazione della nuova riforma della Rai, che ha disegnato l'attuale sistema di governance dell'azienda, che era stata "ideata e realizzata nel 2015 dall'allora partito di maggioranza relativa (il Pd) durante il governo guidato da Matteo Renzi", con la contrarietà di FdI. Ecco perché vengono respinte tutte le accuse e garantito che da parte del governo italiano cci sarà ogni sforzo per assicurare in Italia e in Europa "il pieno rispetto dei valori fondanti alla base dell'Unione Europea e l'assiduo impegno a far progredire l'Italia nell'ambito della libera informazione, del contrasto alle fake news e del pluralismo del servizio pubblico radio televisivo dopo decenni di sfacciata lottizzazione politica", conclude.
I componenti di Fratelli d'Italia della commissione Vigilanza Rai commentano la lettera così: "Grazie a Giorgia Meloni per aver smascherato per l'ennesima volta il gioco della sinistra antitaliana, che con le sue bugie non si fa scrupoli a danneggiare l'Italia all'estero pur di colpire il presidente del Consiglio".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.