Le organizzazioni non governative che operano nel Mediterraneo centrale ultimamente hanno la straordinaria capacità di attirare grandi antipatie. E non solo in Italia, almeno stando agli idiomi utilizzati dagli utenti social per lamentarsi del loro modo arrogante di agire. Un'antipatia espressa con talmente tanta chiarezza che diverse Ong hanno preferito chiudere i commenti dei propri profili. La gestione dei migranti da parte di queste organizzazioni comincia a infastidire soprattutto per la tracotanza dei loro equipaggi nei confronti dell'Italia, ma in generale di chiunque cerchi di far capire loro che esistono delle regole e che queste devono essere rispettate. Certo, in Italia trovano giudici buonisti che spesso agiscono sul filo dell'ideologia, disapplicando i decreti, e questo fa loro credere di poter agire a propria discrezione, al punto da considerare giusto e normale insultare impunemente il governo italiano.
Sea Eye è, per ora, la prima nave ad aver avuto l'aggravamento del fermo in porto in conseguenza di una recidiva nella violazione del decreto Piantedosi. A fronte di questo è stato stabilito che debba restare in porto per 60 giorni, tre volte tanto rispetto a quanto viene imposto con la prima violazione. Lo step successivo è la confisca del mezzo. Finora nessun giudice si è assunto la responsabilità di accogliere il ricorso della Ong, ma questo non stupisce, perché tutti i tribunali che hanno sospeso (e non annullato) le ordinanze di fermo l'hanno fatto a ridosso della scadenza naturale del provvedimento. Si è trattato soprattutto di provvedimenti d'urgenza che hanno permesso ai giudici di "liberare" le navi con la giustificazione dei tempi ristretti. Che in questo caso, evidentemente, non c'è.
Ma l'equipaggio della nave Sea Eye continua a protestare con argomenti e modalità del tutto simili a quelli degli antagonisti e dei centri sociali. Nell'ultima nota, infatti, viene addossata all'Italia la responsabilità dei morti nel Mediterraneo. Nonostante ci siano evidenze e prove dell'esistenza di un barbaro e brutale, nonché spietato, business nel traffico di uomini, da parte delle organizzazioni non governative non si è mai registrata una condanna verso gli artefici di questo triste fenomeno. Mai da parte di queste organizzazioni c'è stata la volontà di collaborare su un tema di buon senso come la riduzione dei morti in mare tramite lo stop ai trafficanti.
Anzi, con l'ultima loro nota sono arrivati ad affermare che da quando la loro nave è sottoposta al fermo in porto ci sono stati oltre 100 morti nel Mediterraneo perché "i fascisti italiani impediscono la partenza delle navi di soccorso operativo". Esistono altri porti nel Mediterraneo, ed esistono i porti del Paese di bandiera. Eppure, nonostante la continua accusa di fascismo, le Ong continuano a pretendere i porti dall'Italia. Un motivo ci dev'essere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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