Fini è alla frutta: ora si aggrappa all'antiberlusconismo

Il "Che fai, mi cacci?" finisce nello spot elettorale del Fli: così i futuristi trasformano il tradimento di Fini in un vanto. È l'epilogo di un "leader" piccolo piccolo

Gianfranco Fini contro Silvio Berlusconi: "Che fai, mi cacci?"
Gianfranco Fini contro Silvio Berlusconi: "Che fai, mi cacci?"

Il tradimento degli elettori del Pdl diventa un vanto, mentre l'anti berlusconismo militante viene celebrato come manifesto programmatico. Mentre i sondaggi del Tg di La7 filmano i funerali del Fli, che sprofonda sotto il 2%, Gianfranco Fini irrompe nella campagna elettorale con uno spot in cui glorifica il "Che fai, mi cacci?" e l'addio a Silvio Berlusconi. È il trsite epilogo di un leader piccolo piccolo.

Era il 22 aprile del 2010, giorno dello strappo di Fini. Ancora oggi non si sa cosa abbia spinto il presidente della Camera a voltare le spalle a Berlusconi e agli elettori del Pdl. Sicuramente puntava a far cadere il governo e a prendere nelle sue mani le redini del centrodestra italiano. Ma l'ex leader di Alleanza nazionale, pupillo di Giorgio Almirante e liquidatore del Movimento Sociale Italiano, non aveva fatto i conti con il Cavaliere che non solo non è caduto, ma anche retto bene le fuoriuscite dei futuristi che, per alcune settimane, hanno riempito le prime pagine dei quotidiani. Da allora il declino di Fini, travolto dallo scandalo di Montecarlo e dalle danze trasformiste che dalla destra lo hanno portato nell'abbraccio di Pier Ferdinando Casini e Francesco Rutelli, ha portato Futuro e Libertà all'irrilevanza politica. Gli ultimi sondaggi danno il partito del presidente della Camera sotto il 2%. Per rilanciarlo i futuristi hanno confezionato uno spot elettorale in cui l’ormai celebre dito puntato contro Berlusconi e il grido "Che fai, mi cacci?" vengono celebrati come il prezzo per "amare l'Italia". Ed è così che il tradimento di Fini e l'anti berlusconismo militante diventano dei valori di cui vantarsi, posizioni politiche da difendere e proporre agli elettori. È nel dna di Fini: dopo aver affondato il Msi e contribuito a fondare il Pdl, rinnega il passato, volta le spalle ai propri elettori e "pugnala" chi lo ha portato prima al governo, poi sullo scranno più alto di Montecitorio.

Il video, già on line, ripercorre i momenti della concitata riunione che ha segnato il divorzio in diretta tra il presidente della Camera e l’allora presidente del Consiglio. "Amare l’Italia ha un costo, quando si ha il coraggio di alzarsi e dire basta", è il commento all’immagine di Fini che si alza dalla sedia in prima fila e si dirige verso il palco dal quale parla Berlusconi. "Amare l’Italia ha un costo, quando si va controcorrente per difendere le proprie idee", si spiega ancora nel video mentre viene inquadrato un tricolore che sventola alto nel cielo. "Un’Italia intransigente contro i corrotti": qui l’immagine è quella di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. "Un’Italia giusta e solidale con gli anziani e i più deboli, vicino ai giovani e alle donne". La conclusione è tutta per Fini che, in uno strettissimo primo piano, aggiunge: "Sì, amare l’Italia ha un costo, ma ne vale davvero la pena, se vogliamo il futuro e la libertà". In realtà, il "costo" per aver tradito il governo, il Pdl e gli italiani è - giustamente - è appunto l'irrilevanza politica.

Dall'alto del suo 1,8% il presidente della Camera è, infatti, il fanalino di coda della coalizione che sostiene il bis di Mario Monti a Palazzo Chigi. Proprio per questo, fino all'ultimo momento, Fini si è aggrappato allo scranno di Montecitorio.

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