Formigoni e il Pdl divisi su tutto Lite su primarie e data del voto

Il governatore pensa alle urne a dicembre, ma il partito e la Lega parlano di febbraio. Intesa La Russa-Maroni sulla scelta comune del candidato. Il Celeste: "Sarebbe la fine"

Formigoni e il Pdl divisi su tutto Lite su primarie e data del voto

Milano Né la data della elezioni, né il metodo per scegliere il prossimo candidato lombardo, né le tempistiche delle dimissioni dei consiglieri regionali. A oggi non c'è un punto che sia uno su cui il presidente Roberto Formigoni, il Pdl e la Lega siano d'accordo.
Mentre si prepara a lasciare l'ufficio della Regione Lombardia, Formigoni chiede una campagna elettorale ridotta all'osso e suggerisce come possibili date delle elezioni o il 16 o il 23 dicembre per non paralizzare l'attività amministrativa. Il leghista Matteo Salvini sostiene che il voto non sia un problema anche se dovesse essere il giorno di Natale. Roberto Maroni invece cerca di tirare il più in là possibile perché «votare prima delle politiche sarebbe uno spreco di soldi». Invece il coordinatore lombardo del Pdl Mario Mantovani esclude le elezioni sotto le feste: «È Natale anche per i lombardi» e Ignazio La Russa parla più realisticamente di un voto a febbraio. «Non abbiamo solo il Natale di mezzo, ma anche la doverosa necessità di evitare scambi e rotture traumatiche con la Lega addebitabili a noi» spiega.

Poi c'è la questione del candidato alla presidenza regionale. Formigoni, a cui tutto sommato non dispiacerebbe il nome di Gabriele Albertini, chiede una decisione netta presa in tempi brevi: «Alfano non mi ha mai parlato di primarie - sostiene - Credo sarebbero la fine del Pdl». Tuttavia di primarie di coalizione si parla ai vertici del partito, con la chiara volontà di coinvolgere il Carroccio. Anche Maurizio Lupi, vice alla Camera, sostiene che «sarebbero un grande segnale, una svolta importante non solo per il Nord». A sua volta la Lega sta consultano i suoi militanti in una sorta di «primarie» interne al partito: in questi giorni ai gazebo nelle piazze i sostenitori leghisti potranno suggerire il presidente ideale. E in quota c'è Roberto Maroni. Un nome bocciato in pieno da Formigoni: «È la Lega ad aver rotto l'alleanza, Maroni non può rappresentare l'unità tra Pdl e Lega». Sempre che unità ci sia.

Altra questione: le dimissioni dei consiglieri del Pdl lombardo. L'ultimo Consiglio regionale è stato convocato per il prossimo giovedì (per votare la legge elettorale e l'abolizione del listino bloccato). Un secondo dopo scatteranno le dimissioni dei consiglieri e si scioglieranno definitivamente i ranghi. Ma non tutti, per ora, aderiscono alla partita. Il capogruppo Paolo Valentini ha raccolto solo 24 firme di dimissioni, compresa quella di Nicole Minetti, su 29 consiglieri. A non sottoscrivere le dimissioni di massa sono cinque consiglieri: tra questi anche i tre indagati Angelo Giammario, Massimo Buscemi e Gianluca Rinaldin. Ci sono poi Paola Camillo e l'ex assessore Domenico Zambetti, in cella dopo lo scandalo dei voto della 'ndrangheta. Pur avendo consegnato il foglio in bianco al suo gruppo, fa un passo indietro anche Stefano Maullu. Nei giorni scorsi era stato perfino il primo ad annunciare la rinuncia al vitalizio ma ora temporeggia e ne fa una questione politica: «La mia firma è nelle mani del partito e non nella disponibilità di Roberto Formigoni. Formigoni non usi i consiglieri come schermo». Dal canto suo, il consigliere Giammario (indagato con l'ipotesi di corruzione e finanziamento illecito ai partiti), spiega: «Vedo una volontà suicida più simile ai kamikaze di Bin Laden che al pensiero moderato e anche cattolico a cui molti dicono di ispirarsi. Non c'e fretta e prima si deve dimettere Formigoni».

Stessa posizione quella di Massimo Buscemi, che proprio ieri è stato sentito dai Pm di Milano sull'ipotesi di peculato e truffa, e di Rinaldin, recentemente condannato in primo grado per falso e truffa in relazione all'inchiesta sulla Tangentopoli di Como.
Nonostante tutto Formigoni prosegue «con lo spirito del leone»: «Nessuno mi rottamerà» (anche se Maroni sostiene che la Lombardia si sia «auto rottamata») e annuncia nuovi colpi di scena e mosse in contropiede.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica