Fratelli d'Italia e La Destra, sprint finale verso il Parlamento

I partiti di Storace e della Meloni, alleati con il Pdl, devono superare il 2% (o acquisire la palma del miglior «perdente») per portare eletti alle Camere. Una corsa sul filo della speranza e della paura. Con la prospettiva possibile di una successiva riunificazione della destra italiana.

A destra del Pdl si va a caccia della soglia di sopravvivenza. Manca una settimana alla fine della campagna elettorale e Fratelli d'Italia e la Destra tentano lo sprint finale per entrare in Parlamento. La corsa è tutta sul filo della speranza, dell'euforia ma anche della paura. Riuscire a decodificare segnali, messaggi e sondaggi e avere certezze sul possibile esito finale non è certo impresa facile. Nel partito guidato da Francesco Storace e in quello a triplice conduzione - Giorgia Meloni, Ignazio La Russa e Guido Crosetto con Fabio Rampelli più defilato - rispetto a qualche giorno fa le sensazioni sono rassicuranti. E su entrambe i fronti la possibilità di passare la soglia del 2% viene data per probabile. Nessuno, però, a livello informale, si sente di escludere al cento per cento il pericolo di rimanere sotto l'agognata percentuale.
Restano poi da definire gli scenari futuri. In prospettiva le strade dei due partiti potrebbero incrociarsi in sede di costituzione delle formazioni parlamentari. Se entrambe le formazioni passassero la famosa soglia di sbarramento potrebbero poi costituire un gruppo unico alla Camera, magari con l'innesto di qualche parlamentare del Pdl qualora fosse necessario per arrivare a quota 20 deputati, il numero «magico» che consente la costituzione di un gruppo. Un'operazione che potrebbe andare in porto anche se uno dei due partiti restasse sotto il 2 aggiudicandosi il premio di consolazione per il miglior perdente.
Dentro Fratelli d'Italia è diffusa la sensazione di una mini-rimonta. La moltiplicazione dei follower su Twitter, le sale sempre piene, i riscontri «fisici» sul territorio, le manifestazioni di interesse che arrivano non soltanto dall'area ex An ma a più ampio raggio sono la cartina di tornasole di una campagna elettorale vecchio stampo coadiuvata dal supporto delle nuove tecnologie di comunicazione. «I sondaggi non li guardiamo» spiegano «ma la risposta è forte e l'impressione è che si stia mobilitando un elettorato nuovo». L'importante, spiegano, è evitare la «sindrome del candidato», ovvero l'euforia e l'illusione di prendere il 100% per poi ritrovarsi con le urne vuote.
Sul fronte de La Destra la carta della coerenza «anti-montiana» rappresenta un biglietto da visita importante. «Nella coalizione di centrodestra, La Destra è l'unica a poter garantire di non essere mai stata con Monti, nè prima, nè ora, nè dopo. Altri acquisiscono credibilità perchè ci siamo noi» spiega Francesco Storace. Il candidato governatore del Lazio non nasconde di avere «un progetto ambizioso che va ben al di là della presidenza della Regione. Voglio riportare la destra in parlamento, per tigna. E poi riprendere tutti i fratelli separati, trovare una faccia nuova (non più i colonnelli) e dare vitalità a questo mondo.

La faccia sarà la mia? Non ho scopi annessionistici». Infine spazio all'ottimismo. «In tutta Italia c'è una condizione migliore rispetto al 2008 e quindi è prevedibile che ci assesteremo su una posizione molto più alta del 2%. Penso che ci attesteremo tra il 4 e il 5%».

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