Gettò il figlio nel Tevere: padre condannato a 30 anni

Patrizio Franceschelli aveva gettato il figlio di 16 mesi nel fiume per vendicarsi della ex compagna che lo aveva lasciato. Riconosciuto colpevole di omicidio volontario

Gettò il figlio nel Tevere: padre condannato a 30 anni

Si voleva vendicare della sua compagna che lo aveva lasciato tornando a vivere con la madre. E ha scelto di farlo nel modo più disumano: gettando nel Tevere il figlioletto Claudio, di appena 16 mesi. Oggi per quel folle gesto Patrizio Franceschelli, 27 anni, precedenti per spaccio di droga e lesioni, è stato condannato a 30 anni di reclusione al termine di un processo che si è svolto con il rito abbreviato. Il gup Adele Rando ha accolto la richiesta del pm Attilio Pisani riconoscendo l'imputato colpevole di omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela.

La tragedia risale allo scorso 4 febbraio, nei giorni della neve a Roma. Franceschelli si era presentato in casa della suocera, alla quale l'ex convivente aveva momentaneamente affidato il bambino raccomandandosi di tenerlo lontano dal padre. La raccomandazione, però, non è bastata. E neppure il tentativo della donna di opporre resistenza. Anche la zia, che temendo il peggio aveva seguito il cognato, ha potuto solo assistere impotente al dramma. «È mio figlio, lo rivoglio», ha urlato Franceschelli portando via il piccolo Claudio. Poi l'atroce a vendetta, a Ponte Mazzini, davanti al carcere di Regina Coeli: all'improvviso l'uomo ha buttato il bambino nelle acque gelide del Tevere, senza che l'agente di polizia penitenziaria che aveva appena incrociato sulla strada potesse fare nulla per fermarlo. Una ventina di minuti dopo Franceschelli era stato bloccato dai carabinieri e aveva ammesso di aver gettato il figlio nel fiume.

Il corpicino del bambino riaffiorò soltanto a marzo, a Fiumicino, dopo essere stato avvistato da due giovani. Soddisfatto il legale della mamma del piccolo, Germano Paolini: «È stata una grande vittoria. Il giudice ha riconosciuto che l'imputato ha agito per motivi abietti e futili e per crudeltà».

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