I "sacrifici" di Zingaretti: consulenze agli amici

Il governatore del Lazio voleva abolire le auto blu. Invece moltiplica gli incarichi esterni

Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti
Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti

Roma - Già l'Espresso, una settimana fa, ironizzava con garbo sui primi tre mesi del nuovo governatore del Lazio Nicola Zingaretti. Tra assessori indagati, dirigenti sotto i riflettori delle Procure, e consiglieri nei guai per firme false, il settimanale diretto da Bruno Manfellotto chiosava: «Nei primi cento giorni i nuovi arrivati sono riusciti a fare peggio di Renata Polverini». Dopo tre mesi di gaffe, nomine sospese dalla magistratura per incompatibilità, e dimissioni di pezzi della giunta, la nuova onda di Zingaretti sembra destinata a infrangersi sulla spiaggia della questione morale. Etichetta che il diretto interessato ovviamente respinge ma che Francesco Storace, leader della Destra e vicepresidente del Consiglio Regionale del Lazio, ripropone con convinzione dopo che la giunta ha annunciato la nomina di quattro nuovi consulenti. Secondo Storace queste ultime nomine rappresentano «una vergogna partitocratica». Iniziamo da Cecilia D'Elia di Sel. È rimasta fuori alle ultime elezioni politiche. Ora Zingaretti la nomina consulente. Secondo il Bollettino ufficiale della Regione Lazio la D'Elia coadiuverà, per 40mila euro l'anno, il «presidente per le esigenze in materia di contrasto alle discriminazioni e di tutela dei diritti fondamentali di genere». Nello stesso bollettino si parla poi di Umberto Gentiloni Severi, professore di Storia contemporanea a Teramo. Il nuovo consulente della Regione Lazio si occuperà, con lo stesso emolumento della D'Elia, delle esigenze del governatore «in materia di tutela della memoria storica». Catello Caiazzo viene invece arruolato per le «esigenze del presidente della Regione in materia statistico-economica». L'ultima delle quattro nomine riguarda il professore di Diritto dell'economia Cesare San Mauro, il quale si occuperà di monitorare le società a partecipazione pubblica per un compenso di 15mila euro. «E pensare - commenta amaro Michel Emi Maritato, presidente di AssoTutela - che Zingaretti ha detto pochi giorni fa che i “zingarettiani” non esistono! Ma allora come spiega il fatto che ha farcito la squadra regionale di persone a lui fedelissime già quando governava Palazzo Valentini? Non ultimo questi quattro consulenti? Non vorremmo che coi soldi dei contribuenti si facesse mero correntismo». Sulla D'Elia Storace si permette, poi, una malizia ulteriore. «La sua provenienza da Sel la metteva in pole position nella giunta Marino al Comune di Roma - spiega il leader della Dedstra -.

Sel infatti aveva chiesto due poltrone, ne ha avuta una di rilievo con Luigi Nieri, vicesindaco e assessore al Patrimonio, e quindi la D'Elia è stata fatta fuori. Così è rientrata in lizza in Regione in extremis con una delibera ad hoc firmata dal presidente Zingaretti. Peggio del peggio della prima Repubblica».

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