"Meritocrazia", da sempre è una delle parole più usate ed abusate del lessico politico italiano. Ora che il governo Renzi promette di trasformarla in un'applicazione concreta, uno dei settori su cui bisognerà intervenire con maggior decisione è quello dei dirigenti della Pubblica Amministrazione.
Da una relazione stilata dall'Anac, l'Autorità per la valutazione e la trasparenza delle amministrazione pubbliche, risulta infatti che la stragrande maggioranza dei dirigenti pubblici di prima e seconda fascia ha ottenuto una valutazione non inferiore al 90% del livello massimo, con conseguente e relativo premio pieno. Come racconta Enrico Marro sul Corriere della Sera, più di otto dirigenti su dieci hanno dichiarato di aver raggiunto gli obiettivi fissati almeno al 90%. Contenimento della spesa, digitalizzazione, trasparenza, efficienza e qualità del servizio? Obiettivi largamente raggiunti, a sentire le valutazioni conseguite dai dirigenti pubblici, che se fossero a scuola sarebbero promossi quasi tutti con una media superiore al nove.
L'unica eccezione è quella degli enti previdenziali, dove l'89% dei dirigenti di prima e seconda fascia ha un punteggio tra il 60% e il 90%, mentre il restante 11% del campione occupa comunque la fascia più alta. Di bocciature, neanche l'ombra.
Valutazioni che stridono se confrontate con la percezione che i cittadini hanno ogni giorno di come e quanto funzioni la macchina della pubblica amministrazione, come sottolinea la stessa relazione dell'Anac: "Gli straordinari risultati positivi nel conseguimento della gran parte degli obiettivi strategici, rendicontati da parte di tutte le amministrazioni, appaiono irrealistici ed in contrasto con la percezione dei cittadini."
Il dato appare ancora più grottesco, poi, se si tiene conto del fatto che i dirigenti pubblici, oltre a meritare il massimo dei voti nella quasi totalità dei casi, sono molti di più di quanti non ce ne siano negli altri paesi europei. Oggi in Italia ce ne sono 280mila, uno ogni 11,5 dipendenti, in calo rispetto al 2003, quando erano 12,3. Se confrontiamo il dato con quello francese - paese in cui la macchina statale è tradizionalmente molto "pesante" - vediamo come la media italiana sia di tre volte inferiore rispetto a quella transalpina: in Francia, infatti, ci sono ben 33 dipendenti per ogni dirigente. Inoltre, come se non bastasse, i dirigenti pubblici di casa nostra ci costano anche un sacco di soldi: quelli di prima fascia arrivano a percepire compensi superiori a 300mila euro annui lordi.
Ora ci dovrà pensare il governo Renzi, che ad aprile ha promesso la riforma della Pa, a rendere davvero efficiente tutta la macchina amministrativa.
Perché, nonostante le valutazioni altissime attribuite ai dirigenti, è evidente a tutti che, tra rotazione degli incarichi, ridefinizioni di alcuni contratti e operazioni di accorpamento, c'è ancora molto lavoro da fare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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