Imam di Milano: "Tutti rispettino la giustizia, non solo i musulmani"

Mahmoud Asfa, presidente del consiglio direttivo della Casa della cultura musulmana a Milano, interviene sul caso Ramy, mentre la procura continua le indagini

Imam di Milano: "Tutti rispettino la giustizia, non solo i musulmani"
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"Siamo cittadini che rispettano le leggi. Quindi la giustizia va rispettata da tutti, non solo dalla comunità musulmana". Mahmoud Asfa, imam e presidente del consiglio direttivo della Casa della cultura musulmana a Milano, a margine dell'incontro dal tema "Integrazione ed inclusione delle comunità musulmane in Lombardia", ha commentato così gli ultimi video sulla morte di Ramy Elgaml.

"Apprezzo le dichiarazioni del genitore di Ramy che ha dimostrato una grande responsabilità dicendo che ci sono dei carabinieri che sbagliano, però non tutti", ha aggiunto l'imam ribadendo la sua fiducia nella giustizia italiana e invitando la comunità musulmana"a rispettare le regole di questo Paese". E, sulla possibile costruzione di una moschea in via Esterle, ha detto: "Il rischio di ghettizzazione rimane nelle teste di chi vive nel passato. La comunità musulmana partecipa allo sviluppo di questa città e a Milano ci sono 20 luoghi di preghiera non ancora riconosciuti come moschee: quando ci sarà una moschea vera e propria ci sarà un aiuto maggiore all'integrazione e al rispetto delle persone che lavorano e contribuiscono con le loro tasse allo Stato".

Intanto, la procura di Milano, dopo aver acquisito i video diffusi dai media, ha deciso di non modificare i capi di imputazione né il numero degli indagati: il 19enne Fares Bouzidi, amico di Ramy che era alla guida dello scooter e il carabiniere che guidava l'ultima auto inseguitrice, accusati di omicidio stradale. Oltre a loro, vi sono anche due militari accusati di frode processuale e depistaggio e favoreggiamento. La procura è, inoltre, in attesa della fine dei vari accertamenti tra cui la consulenza cinematica e dinamica sull'incidente e quelle informatiche su telefoni e dispositivi dei militari e sul cellulare del teste oculare. Se dalle analisi emergeranno altri elementi, la procura, prima di chiudere le indagini, modificherà i capi di imputazione. Fino ad allora, però, i carabinieri coinvolti nell'inseguimento di Ramy Elgaml non saranno indagati per omicidio volontario con dolo eventuale. Verrà, inoltre, effettuata anche l'esatta attribuzione di ogni voce che si sente ad ogni singolo carabiniere, tra quelli impegnati nelle auto e quelli della centrale operativa, mentre sarà difficile recuperare il video del testimone che, stando a quanto sostiene, avrebbe dovuto cancellare su richiesta dei carabinieri. Un'operazione, quest'ultima, difficile ma non impossibile e, in ogni caso, si potrebbero trovare riscontri delle tracce di quella cancellazione.

Intanto, da una prima relazione della Polizia locale agli atti, risulterebbe che ci sarebbe stato un urto tra l'auto e lo scooter nella fase finale dell'inseguimento. Entrambi i mezzi si sono schiantati all'angolo tra via Quaranta e via Ripamonti verso le 4 del 24 novembre.

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