Il faccia a faccia tra il Presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio è durato poco meno di un'ora. Giorgio Napolitano ed Enrico Letta hanno concordato una verifica in tempi stretti per l'esecutivo: già la prossima settimana il governo si recherà in parlamento per verificare, formalmente, l'esistenza di una maggioranza anche dopo lo strappo di Forza Italia. Una verifica formale, dato che sia Letta che Napolitano, si legge in una nota del Quirinale, "hanno ribadito il convincimento che l’approvazione da parte del Senato della legge di stabilità su cui il governo aveva posto la questione di fiducia, dopo che il gruppo parlamentare Forza Italia-Il Popolo della Libertà aveva dichiarato di non condividere tale fondamentale legge e di ritirare pertanto l’appoggio al governo, ha confermato la permanenza del rapporto fiduciario anche nella nuova situazione politico-parlamentare venutasi a determinare".
Ma se la maggioranza esiste ancora che senso ha la verifica? In primo luogo per registrare, nero su bianco, la nuova situazione politica che si è venuta a creare. Inoltre il passaggio parlamentare servirà a "prospettare indirizzi e contenuti dell’attività di governo, segnando la discontinuità intervenuta tra la precedente e la nuova maggioranza, esigenza sottolineata in particolare dalla delegazione parlamentare di Forza Italia nel corso dell’udienza del 28 novembre scorso. Tale passaggio non può che assumere i caratteri di un dibattito sulla fiducia".
"Il Presidente Napolitano ha quindi invitato il presidente del Consiglio a concordare con i presidenti delle Camere tempi e modalità del dibattito, che potrà svolgersi già durante la prossima settimana, pur essendo tuttora in corso la sessione di bilancio". Dopo poco il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini, ha comunicato che il governo sarò in Parlamento l’11 dicembre, la mattina alla Camera e il pomeriggio al Senato.
Niente dimissioni né rimpasto
Secondo quanto trapela da ambienti del governo non ci dovrebbero essere cambi nella compagine dell'esecutivo, se non per sostituire i sottosegretari di Forza Italia. Quanto al "patto per il 2014" sarà messo a punto, ridefinendo con qualche piccola integrazione (ad esempio sulla giustizia) il programma su cui il governo ha preso la prima fiducia in aprile, al termine di un giro di consultazioni informali con i partiti che sostengono il governo e che si concluderà dopo l’elezioni del prossimo segretario del Pd. È questa la "road map" concordata in piena sintonia dal premier Letta con il capo dello Stato. Il programma per l’anno venturo, nell’intenzione del presidente del Consiglio, si dovrebbe concentrare su tre aspetti: riforme (istituzionali, della
politica e della legge elettorale); economia, con grande attenzione su lavoro, spending review e privatizzazioni; ed infine sull’Europa, con la conferma dell’impronta europeista e la messa a punto della gestione del semestre di presidenza dell’Ue. Non sembra cambiare neanche la posizione sul fronte dell’orizzonte temporale dell’Esecutivo: l’orizzonte resta di 12-18 mesi, al termine del quale il governo sarà valutato per i risultati raggiunti. Sempre che qualcuno (Renzi?) non voglia staccare prima la spina.
Forza Italia: Letta alle Camere segna crisi di fatto
"Il voto di fiducia che Letta dovrà chiedere al Parlamento va interpretato non solo come un segno chiaro di discontinuità che abbiamo da subito chiesto - dichiarano in una nota congiunta capigruppo di forza Italia, Renato Brunetta e Paolo Romani - , ma anche come una crisi di fatto. Una presa d'atto ufficiale della fine del governo delle larghe intese.
Prendiamo atto della sollecita risposta del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, alla nostra richiesta su una parlamentarizzazione della crisidi governo, dopo l`uscita di Forza Italia dalla maggioranza che sosteneva l'esecutivo Letta. Con questo passaggio alle Camere finirà in modo definitivo il governo delle larghe intese, e con esso questa fase della legislatura".
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