Italia-Francia, patto sulla Tav. A Roma guerriglia per strada

Vertice tra Letta e Hollande: "È una priorità". E in piazza si scatena la rappresaglia no global: ore di scontri e sei agenti feriti

Italia-Francia, patto sulla Tav. A Roma guerriglia per strada

Roma - «La Tav è una priorità». Ed è guerriglia. L'intesa tra Italia e Francia sancita ieri nell'incontro a Roma tra Enrico Letta e François Hollande era il segnale atteso dal composito esercito di professionisti della gazzarra riunitosi nel centro della capitale. Strette di mano e sorrisi tra i tappeti pregiati dei palazzi del potere, bombe carta e bulloni sui sampietrini scivolosi delle piazze. Quattro poliziotti e due carabinieri lievemente feriti il bilancio degli scontri.
I No Tav avevano annunciato da giorni la scesa a Roma. A loro si erano uniti i soliti figuri dell'antagonismo romano e gli esponenti del movimento per la casa in cerca di qualsivoglia visibilità. Del resto era chiaro che la giornata di ieri avrebbe rappresentato un passo avanti deciso per la realizzazione della linea ad alta velocità che unirà Torino a Lione. E alla fine ecco il documento che conferma la volontà di andare avanti con l'opera e sollecita il cofinanziamento comunitario.

Questa la giornata dei governanti. La giornata delle belve si svolge a piazza Campo de' Fiori, a due passi da Palazzo Farnese. I manifestanti si ritrovano dopo le 16, qualcuno di loro ha già cercato l'incidente strada facendo. Li accoglie una piazza spettrale. Negozi chiusi, bar sbarrati, l'ambasciata francese blindata. Pascolano un po' ai piedi della statua di Giordano Bruno. Si sentono leoni in gabbia. Per passare il tempo alcuni di loro, incappucciati, assaltano la sede del Pd della limitrofa via dei Giubbonari «perché questo partito governa il Paese e non ha cambiato idea sull'utilizzo dei 26 miliardi per la Tav», giustifica il portavoce dei No Tav Paolo Di Vetta. Per chi si trova dentro ai locali sono minuti di terrore. «Ci siamo chiusi dentro in sei, hanno staccato tutto fuori, non ho mai visto belve così. Ho provato a parlar loro ma avevano uno sguardo di odio, ci urlavano “Pezzi di merda!”», racconterà il segretario della sezione Giulia Urso.

L'assalto finisce, resta la voglia di menar le mani. I manifestanti vogliono un corteo, vogliono raggiungere la sede dell'Ue in via IV Novembre. Richiesta respinta. Un gruppo cerca una sortita verso il Senato ma viene stoppato. Le forze dell'ordine sono concentrate e molto decise: non è giornata da pareggi. Con l'aiuto delle camionette confinano No Tav e compagni in via dei Baullari. È un lungo faccia a faccia in un fazzoletto di pochi metri: gli elmetti dei poliziotti contro i caschi da motociclista dei manifestanti. Cariche, controcariche, alleggerimenti, tentativi di sfondamento. Volano manganellate, i No Tav lanciano sampietrini e fioriere, i fumogeni rendono l'aria acre, esplode una bomba carta. Poi compare una trincea improvvisata con le fiorere, sopra uno striscione: «Una sola grande opera: casa e reddito per tutti».

Alla fine la questura decide che i No Tav devono sloggiare. In centinaia sfilano fino al Circo Massimo, marcati a uomo dalle forze dell'ordine. I manifestanti parlano di corteo, gli agenti di deflusso. Sola cosa certa, per Roma è stato un altro pomeriggio da dimenticare.

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