Italicum, ecco il testo della nuova legge elettorale

Premio di maggioranza al 18%. Soglia di sbarramento al 12% per le coalizioni e all'8% per i partiti. Cancellata la clausola "salva Lega". Stop alle candidature multiple

Italicum, ecco il testo della nuova legge elettorale

Sembrava già tutto scritto. Invece, il primo stop dell’iter della riforma elettorale arriva quando ancora il testo della legge non è nemmeno stato depositato. A tirare il freno a mano è stato il Pd che ha voluto altro tempo per inserire le modifiche dell'ultimo minuto. Tra queste la cancellazione della clausola "salva Lega", ovvero un dispositivo che permette ai movimenti territoriali di non essere penalizzati dalla ripartizione nazionale dei seggi. Dopo una giornata convulsa di rinvii, veti e controveti, però, la clausola viene cancellata e la bozza della legge elettorale depositata in commissione. Il testo, sottoscritto da Forza Italia, Pd e Ncd, prevede il premio di maggioranza del 18% per la lista o la coaliziona che ha conseguito il 35% delle preferenze.

Il testo dell'Italicum sarebbe dovuto arrivare sui banchi della commissione Affari Costituzionali della Camera nel primo pomeriggio. Ma, dopo un rinvio per le "ultime limature", la presentazione slitta ancora. Un ritardo che genera non pochi attriti tra Forza Italia e i vertici di via del Nazareno. Nel testo dovrebbe rientrare una norma che consenta al Carroccio di superare lo scoglio della soglia di sbarramento. Sebbene Emanuele Fiano, capogruppo piddì in commissione Affari costituzionali alla Camera, faccia notare che già nella precedente legislazione esisteva una norma che consentiva ai lumbard di superare lo sbarramento nazionale qualora avessero raggiunto il 10% dei consensi in almeno tre regioni, i democrat si oppongono fermamente. "Si tratta di un’eredità del porcellum - ha tuonato il piddino Francesco Sanna - non c’è nessuna ragione per riconoscere le aggregazioni interregionali, la Padania non esiste". La clausola "salva Lega" fa storcere il naso anche a quei "partitini" che, essendo presenti su tutto il territorio, non godono di uno zoccolo duro in alcune regioni.

Alla fine dal ddl il codicillo "salva Lega" viene cancellato. Una mossa che non aiuta soltanto a sbloccare il ddl dall'impasse, ma che spinge anche il Nuovo centrodestra a sottoscrivere l'accordo. Secondo fonti parlamentari, infatti, gli alfaniani avevano posto come condizione della sottoscrizione la cancellazione della norma che tutela i partiti territoriali. Il testo base (due soli articoli, in quindici pagine) prevede il premio di maggioranza del 18%, che scatta al raggiungimento del 35% delle preferenze. Alla Camera, seguendo una ripartizione nazionale dei seggi, chi vince al primo turno ottiene 340 seggi, mentre chi invece vince al ballottaggio ne ottiene 327. I restanti 290 seggi vengono assegnati in modo proporzionale. Le soglie di sbarramento richiedono il 12% per le coalizioni (con una soglia interna del 5%) e dell’8% per i partiti che invece si presentano da soli. Fonti autorevoli, però, riferiscono che c'è già un accordo per introdurre, con un emendamento, una clausola che salva il "miglior perdente". Per quanto riguarda gli apparentamenti, non potranno essere sottoscritti dopo il primo turno. La riforma prevede, poi, collegi plurinominali che potranno assegnare da un minimo di tre a un massimo di sei seggi, "fatti salvi gli eventuali aggiustamenti derivanti dal rispetto dei criteri demografici e di continuità territoriale". Le "quote rose" saranno garantite con l'obbligo di inserire il 50% delle donne in lista. Tra le novità anche il divieto delle candidature multiple.

Per quanto il testo nutra un ampio consenso in commissione la strada è tutt'altro che in discesa. Un altro punto di divisione potrebbe essere, infatti, le liste bloccate contro le quali la minoranza piddina è sempre orientata a dare battaglia. "Puntiamo a un emendamento unitario di tutto il gruppo Pd", ha spiegato il bersaniano Alfredo D’Attore. Almeno per il momento, insomma, non sarebbero previsti di emendamenti di "corrente". Una battaglia che verrà combattuta all'interno del gruppo piddì, dove i renziani non hanno la maggioranza, e che troverà gli alfaniani come maggiori alleati.

"Condividiamo l’impianto complessivo della proposta - ha commentato il presidente di Ncd, Renato Schifani - non certo quello dell’inaccettabile metodo di selezione dei candidati attraverso liste bloccate".

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