La7 tv rossa, attacchi al governo e l'ipocrisia sui fondi all'editoria: cosa c'è dietro le mosse di Cairo

Mentre la mano sinistra muove la regia tv e guida anche l’impero Rcs, la mano destra incassa dal governo i contributi all’editoria

La7 tv rossa, attacchi al governo e l'ipocrisia sui fondi all'editoria: cosa c'è dietro le mosse di Cairo
00:00 00:00

Un colpo al cerchio e l’altro pure. Funziona bene la strategia editorial-imprenditoriale di Urbano Cairo, presidente di Cairo Editore, Amministratore delegato di Rcs MediaGroup e patron del Torino. La sua emittente, La7, ospita talk a tutto spiano dal deciso orientamento politico, con uno sguardo verso sinistra e una critica costante per l’esecutivo e per gli esponenti di centrodestra.

Il tutto funziona niente male per gli ascolti, e mentre la mano sinistra muove la regia tv e guida anche l’impero Rcs, tra Corriere della Sera ed edizioni locali (Cairo controlla Rcs MediaGroup con una quota di quasi il 60%), la mano destra incassa dal governo i contributi all’editoria.

Tra i beneficiari del fondo straordinario 2023, recentemente erogati, ci sono infatti 13 milioni 383mila euro per RCS, 5 milioni 250mila euro per Cairo editore. E va ricordato che il manager quasi ogni anno, presentando i palinsesti de La7, rivendicherebbe qualche soldo anche per il suo canale televisivo: “Meriteremmo anche noi di avere una quota di canone”, ha spiegato a luglio dello scorso anno sostenendo che la sua emittente “fa molto servizio pubblico”.

In quell’occasione, peraltro, Cairo aveva anche messo le mani avanti quanto alle critiche piovute dalla maggioranza su alcuni programmi (l’estate scorsa per alcuni servizi di Piazza Pulita di Corrado Formigli). “Sono editore di La7 da 11 anni e ho sempre lasciato la massima libertà a giornalisti e conduttori perché è il mio modo di fare editoria. In questi anni ho avuto lamentele da parte di tutti i Governi”, aveva chiosato Cairo.

D’altra parte, come noto, le polemiche sono proseguite fino a oggi. Nel mirino, nelle ultime settimane, è finita tra l’altro la campagna avviata proprio da Piazza Pulita contro il deputato leghista ed editore Antonio Angelucci, attaccato con lo stesso materiale che si sospetta sia frutto dei dossieraggi illegali al centro dell’inchiesta aperta dalla procura di Perugia e recentemente trasmessa a Roma.

“Notizie” che sarebbero state tra quelle passate dal finanziere in servizio alla Dia Striano ai cronisti del quotidiano Domani, ospiti peraltro proprio di quella trasmissione di Formigli. Possibile che quel canale illecito di informazioni riservate, interrotto dalle indagini, finisca riciclato in tv, e che quel programma faccia da “cassa di risonanza” per operazioni giudiziarie-mediatiche quantomeno borderline?

Ad aggiungere dubbi, come ha osservato su queste pagine Augusto Minzolini, è appunto il fatto che quel servizio anti-Angelucci di Piazza Pulita “si è basato quasi esclusivamente su un’inchiesta pubblicata sul Domani, il quotidiano di proprietà dell'ing. Carlo De Benedetti, che è anche proprietario di Kos, società che opera nel settore della sanità privata”. Insomma, rimarca l’editorialista ed ex direttore del Giornale, proprietario di “un’impresa, quindi, che è diretta concorrente del gruppo Angelucci pure nei rapporti con la sanità pubblica”. Ce n’è abbastanza, affonda Minzolini, per ritenere “lapalissiano o, comunque, lecito il sospetto che un attacco forsennato del Domani contro il San Raffaele, cioè un ospedale del gruppo avversario, possa nascondere anche un conflitto di interessi (…) che tiri in ballo l’editore. Quale credibilità avrebbe, infatti, un’inchiesta de La Stampa, di proprietà degli Agnelli azionisti di riferimento del gruppo automobilistico Stellantis, che mettesse sul banco degli imputati uno stabilimento Volkswagen? Come minimo ad un osservatore obiettivo verrebbe il dubbio che dietro quell'attività giornalistica si celino interessi dell’editore”.

Dubbi leciti, appunto, quando non lapalissiani. E quanto al monocolore dominante sulle frequenze de L7, ha voluto dire la sua sulle pagine del Giornale anche Vittorio Feltri. A fine marzo il direttore editoriale, a proposito del palinsesto della tv di Cairo, ha ironizzato: “Se navighi sulle onde di Cairo, vedrai girare il pianeta con moto uniforme e qualche volta accelerato, ma comunque sempre verso sinistra. Conduttori di sinistra, ospiti di sinistra, con sobbalzi di ribellione verso la sinistra, ma si badi solo quelli di sinistra possono criticare la sinistra da sinistra”.

Il corollario è che quei pochi esponenti del centrosinistra che si azzardano a rispondere positivamente agli inviti che arrivano dalle reti Mediaset “sono bollati come dei deficienti da scomunicare dagli intellettualini del coro di Gruber & C.”, conclude Feltri nel suo editoriale, ricordando come, alla fine dei giochi, tutto questo rumore mediatico non abbia spostato un voto: anzi, “il centrodestra ha guadagnato il 5 per cento”.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica