"Il terremoto è stato un colpo di culo". A parlare è l'ex assessore alle Opere pubbliche Ermanno Lisi. È il 6 aprile del 2009 e l'esponente della Giunta Cialente brinda alla tragedia che ha messo in ginocchio L'Aquila e l'Italia intera stroncando la vita di 309 persone. Per l'assessore comunale il drammatico sisma è solo una possibile macchina per fare soldi. Nei giorni scorsi una raffica di arresti e perquisizioni aveva portato alla luce un sistema corruttivo targato centrosinistra che, attraverso un rodato giro di tangenti, garantiva onerosi appalti legati alla ricostruzione dopo il terremoto. Tra le otto persone coinvolte spiccava il nome dell'attuale vicesindaco dell’Aquila, Roberto Riga, ora indagato, che all’epoca dei fatti era proprio assessore all’Urbanistica.
Il Fatto quotidiano mette nero su bianco la telefonata tra Lisi e l'architetto Pio Ciccone. "Ormai l'Aquila si è aperta - dice l'assessore - tu non te ne stai a rende conto, ma le possibilità saranno miliardarie". Poi continua: "Io sto a cercà di prendere ste 160 case, se non lo pigli mo' non lo pigli più, questo è l'ultimo passaggio di vita, dopo sta botta hai finito, o le pigli mo'...". E l'architetto: "O pigli mo' o non gli pigli più". "Esatto - continua Lisi - abbiamo avuto il culo di...". "Del terremoto!", insiste Ciccone. E Lisi non fa che confermare: "Il culo che, in questo frangente, con tutte ste opere che ci stanno, tu ci stai pure in mezzo, allora farsela scappà mo' è da fessi... è l'ultima battaglia della vita... o te fai gli soldi mo'...".
Quando Pio Ciccone fa presente all'allora assessore alle Opere pubbliche il rischio di incorrere in azioni giudiziarie, Lisi non batte ciglio: "Tengo paura fino a un certo punto, lo sai perché? Perché sto con la sinistra e bene o male, penso che la magistratura c'ha grossi interessi a smuove". Quindi cita un appalto concluso dall'azienda di Massimiliano Nurzia, che per lavori di puntellamento si era aggiudicato 8 milioni di euro: "Otto milioni di euro se sanno quante mazzette so'! Chi sa quanti lavori sta a fa! E chissà quante mazzette sta a piglià". Qualche giorno dopo l'incontro con Nurzia. "Io sto in quelle amicizie, ricordatelo!", lo avverte. Il senso della minaccia lo spiega sempre all'aquilano: "Gli ho detto... in quella amicizia ci sto pure io! Io tengo all'amministrazione, mica cazzo tengo fuori, mica so' stupido! Ma non gli posso di' in maniera chiara... io so' chiaro quando parlo! Se è vero che ha fatto otto milioni di euro come dice Bolino... porco... ti devi inginocchiare! E devi andà a piagne! Otto milioni di euro, tre milioni sono netti!".
Cialente si dimette da sindaco
Il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, si è dimesso. Lo ha annunciato lui stesso in conferenza stampa. Mercoledì 4 persone erano finite ai domiciliari e altrettante, tra cui il vice sindaco Roberto Riga poi dimessosi, risultavano indagate nell’inchiesta "Do ut des", coordinata dalla Procura su presunte tangenti nella ricostruzione post sisma. "Non è mai successo - dice in conferena stampa - né con il governo Berlusconi né con il governo Monti che i miei interlocutori non rispondessero al telefono. Ho chiamato più volte ministri e dirigenti di questo Governo, ma nessuno mi ha risposto e questo è umiliante, non per Cialente, ma per il suo ruolo di sindaco".
Tra le cause che lo hanno portato a riflettere e a a decidere di lasciare l’incarico, Cialente ha ricordato anche le vicende relative alla rimozione dagli incarichi del provveditore interregionale alle Opere pubbliche Lazio-Sardegna-Abruzzo Donato Carlea e del direttore generale per i Beni culturali Fabrizio Magani, per i quali, ha spiegato, aveva chiesto la permanenza. «È molto difficile costruire una squadra - ha continuato - anche questi per me sono stati segnali di un clima che cambia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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