La coerenza non è esattamente il punto forte di Carlo Calenda, questo è ormai lapalissiano. L’ex ministro dello Sviluppo Economico cambia spesso idea a seconda della convenienza, figurarsi nei momenti più caldi dal punto di vista politica. In queste ore si sta concretizzando la rottura tra Azione e Italia Viva: dopo annunci pomposi, al limite della tracotanza, stanno volando stracci. In particolare, nel mirino del politico romano c’è la Leopolda, la convention fiorentina simbolo del renzismo.“Niente più Leopolda”, il diktat del frontman del Terzo polo. Un modo per spingere Italia Viva ad archiviare il passato e guardare al futuro, ma si tratta quasi di un pezzo di cuore per Renzi. E in realtà anche Calenda un tempo tesseva le lodi per la convention fiorentina, con sviolinate d’autore.
18 dicembre 2015, Leopolda. A pochi mesi dalla nomina a titolare del Mise, Carlo Calenda sale sul palco della Leopolda e sfodera un discorso di dieci minuti. Ma è la chiosa ad attirare l’attenzione di tutti: “Io non vengo dalla Leopolda, non vengo neanche dalla politica. Come ho detto a Matteo (Renzi, ndr) ogni tanto, avendo co-fondato Scelta Civica si sa per certo che di politica non capisco niente. Avendo detto questo, voglio dire che la Leopolda può essere anche questo, un posto in cui tutte queste complessità si leggono in modi diversi, certe volte opposti, e si ragiona su quello che può essere il nostro paese in questo contesto, ed è una cosa straordinariamente bella”.
Lodi sperticate, standing ovation, un trionfo. La Leopolda come zenit della democrazia. Verrebbe da chiedersi se il discorso chiami in causa due persone diverse, ma in realtà Calenda è sempre Calenda. L’aspirante politico di otto anni fa elogiava a dismisura la convention renziana, l’aspirante super leader di oggi vuole farle chiudere i battenti per motivi pressoché incomprensibili.
Come anticipato, già prima dell’alleanza con Italia Viva Calenda aveva biasimato senza mezzi termini l’evento: “Ma chissenefrega della Leopolda, è un gruppo di persone che si incontra una volta l’anno dicendo che sono i più bravi, i più fighi, i più simpatici, che se la suonano e se la cantano […] È un gruppo di persone che parla solo di quello che dice il loro leader, ma chissenefrega di quello che dice il loro leader”, un suo intervento di fine 2021 a L’aria che tira. Poche idee ma incoerenti, un mix perfetto per una pochade di caratura medio-bassa ma sicuramente non per un presunto progetto politico che ambisce a raccogliere milioni di voti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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