Cento giorni di governo, ma che fatica. Mentre dal suo stesso partito e dalla Cgil di Susanna Camusso piovono sortite di ogni genere, il premier Enrico Letta guarda avanti e tira le somme del lavoro svolto in questo primo trimestre. "I segnali ci sono tutti e indicano che siamo a un passo dal possibile - ha spiegato il presidente del Consiglio - a un passo, cioè, dall’inversione di rotta e dall’uscita dalla crisi più drammatica e buia che le attuali generazioni abbiano mai vissuto". Eppure, nonostante l'ottimismo ostentato durante la presentazione del dossier sui cento giorni di governo, le fibrillazioni non mancano. A far traballare l'esecutivo, però, non è il centrodestra, preso a trovare con il capo dello Stato l'agibilità politica a Silvio Berlusconi dopo la condanna della Cassazione, ma i continui che arrivano dalla galassia della sinistra e, in particolar modo, dal Pd stesso.
"Alle spalle i primi cento giorni. Davanti a noi la responsabilità di andare avanti con ancora più determinazione a fare bene. A trovare con cura le risposte che capo dello Stato e parlamento ci hanno incaricato di dare al Paese e che il Paese pretende da noi". Ribadendo la necessità di dare al Paese un governo stabile e in grado di fare quelle riforme di cui il Paese ha bisogno per uscire definitivamente dalla crisi economica. Per la prima volta da diversi anni, gli indicatori economici parlano di una ripresa possibile. Torna il segno più. Il trend di crescita è possibile. Ma è più che mai necessario un impatto positivo della politica che sappia convogliare questi primi segnali di ripresa consolidando il sistema Italia e favorendo le imprese e il mercato del lavoro. "Il nostro impegno, a partire da oggi, è quello di cogliere fino in fondo questi segnali positivi, di mettercela davvero tutta affinché il possibile diventi realtà, di proseguire nel percorso tracciato in questi primi cento giorni", ha concluso Letta sottolineando che l'Italia può farcela dal momento che "ha al proprio interno l’energia, la capacità, la voglia di cambiare e di cambiare in meglio". Eppure, nonostante il momento sia propizio per portare a casa i provvedimenti che a gran voce gli italiani chiedono, la sinistra entra a gamba tesa sul premier. All'indomani della sentenza della Cassazione sul processe Mediaset, i democratici sono andati subito all'attacco nel tentativo di cavalcare l'ondata anti berlusconiana. Sebbene Letta stia tenendo botta alle continue incursioni, gli attacchi non fanno altro che indebolire il governo.
Da ultima, ad alzare la voce è stata proprio la Camusso. "Il governo deve cambiare passo", ha detto senza mezzi termini il leader della Cgil intervenendo al Forum di Repubblica Tv. "I primi provvedimenti presi dall’esecutivo non hanno un segno negativo - ha aggiunto - ma con piccole cose non si fa una grande strada". La Camusso, però, non è l'unica a mettere i bastoni tra le ruote a Letta. Il vero "nemico" resta, sempre e comunque, il Pd. "Sono convinto che la discussione che ci sarà gioved confermerà l’impegno del Pd ad applicare il programma di governo", ha detto Letta ai suoi. In realtà, le acque non sono così calme. Mentre il sindaco Matteo Renzi è in silenzio stampa, il segretario Guglielmo Epifani non fa altro che tirare bordate contro il Pdl e il Cavaliere nel tentativo di innervosire il centrodestra. Non è certo da meno Pier Luigi Bersani.
"Il governo non può né deve farsi logorare dalle polemiche che abbiamo visto in questi giorni", ha spiegato l'ex Cgil facendo sapere al premier la preoccupazione del Pd per "queste polemiche che sono seguite alla sentenza della Cassazione, molte delle quali sono andate oltre il segno e oltre il dovuto". Niente di cui stupirsi. È la solita strategia della sinistra: sacrificare il bene del Paese per far fuori le proprie beghe interne.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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