Luigi Li Gotti è un fiume in piena. L'avvocato con un passato in politica ha presentato denuncia contro il premier Giorgia Meloni e altri tre esponenti dell'esecutivo di centrodestra in relazione al caso del rimpatrio del cittadino libico Almasri e ai microfoni della Stampa ha rincarato la dose contro il governo: "Liberare il generale Almasri è una scelta peggiore di quella di Trump. Il presidente americano ha incatenato i migranti, noi abbiamo scarcerato un boia".
L'ex sottosegretario alla Giustizia vicino a Romano Prodi si sarebbe sentito ingannato per quanto accaduto, ribadendo che l'Italia ha liberato un boia e che sono state "dette innumerevoli bugie", come ad esempio "che non eravamo stati informati". Secondo la Meloni, la decisione di scarcerare il generale è stata dei giudici romani, ma secondo Li Gotti "sa benissimo che non è così. Perché prima che la magistratura intervenisse, avevano già preparato un aereo?".
Una versione ribadita al Corriere, rimarcando - riferendosi al governo - che "dicono che Almasri è stato espulso per motivi di sicurezza, perché scarcerato dalla Corte d'appello. Ma la Corte ha sollecitato il ministro. Ha cercato l'interlocuzione. Lui non ha risposto. È stato inerte. Ma era già tutto organizzato. E la prova è che nel frattempo un Falcon è stato mandato a Torino. Allora perché il ministro dice che stava consultando il fascicolo?".
Ma Li Gotti ha tenuto a chiarire un altro dettaglio. La scelta di denunciare Meloni, Piantedosi, Nordio e Mantovano non è politica ma giudiziaria: "Da comune cittadino, non posso chiedere dimissioni - le sue parole ai microfoni di Radio 24 - Ho visto aspetti di possibile reità e ho fatto una denuncia, doverosa". Nonostante la già citata vicinanza con il Professore, l'avvocato di Mesoraca ha smentito la "manina" di Prodi dietro questo attacco al governo: "Non ci ho mai parlato in vita mia con Prodi. Io rispondo alla mia coscienza, è un’iniziativa che ho preso io, secondo me doverosamente".
Non è mancata una replica all'accusa di aver difeso i boss mafiosi pentiti nel corso della sua carriera da avvocato: "Ho fatto diverse cose tra cui anche la difesa di collaboratori di giustizia. Fu Falcone a chiedermi se ero disposto a assumere la difesa di Francesco Marino Mannoia perché era rimasto senza difesa e io per dovere deontologico ho accettato".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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