La strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni. Immaginati quelle urbane a scorrimento veloce.
E così a Verona l'amministrazione comunale solo per caso di sinistra con l'ottima intenzione di migliorare il traffico e punire le infrazioni ha posizionato in città una serie di sensori dotati di intelligenza artificiale che raccolgono i dati di tutte le auto, utilizzati per le statistiche, per dare multe, per vedere se i veicoli sono in regola, e chissà cos'altro.
Come ha ironizzato un di solito serioso commentatore di Radio24 (non un complottista anti-green pass), «Si inizia così, con cose apparentemente di buon senso. Poi ti viene la tentazione di estenderlo ad altro, finché non rischi di trovarti a un passo dalla Cina». E infatti il sistema anti-traffico e anti-privacy è stato messo a punto da una start up della Corea. Immaginiamo del Nord.
Che poi. Non è il provvedimento in sé a infastidire (basta che non si inizi con le cazzate tipo «Sacrifico volentieri in po' di privacy per punire i pirati della strada...» o «Chi non ha niente da temere non ha problemi»). Ma è il tono blasé con cui si butta lì una decisione che estende a piacere (degli altri) il perimetro di utilizzo dei tuoi dati, della tua vita, dei tuoi diritti, delle tue intenzioni
E dire che Minority Report ci sembrò
un polpettone.È che tra spid, QR code, telecamere e matrici abbiamo svenduto il senso della libertà in cambio ecco la beffa di peraltro scomode sicurezze telematiche. Non c'è una terza via. O sei digitale o sei liberale.
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