Tra un vaffanculo strozzato in un urlo rauco e un guascone paragone con Adolf Hitler, Beppe Grillo riesuma Enrico Berlinguer. La campagna elettorale del Movimento 5 Stelle si chiude così, con un'immagine inquietante: piazza San Giovanni che scandisce il nome dell'ex leader del Pci. Il comunismo vive e lotta in mezzo a noi. Il comunismo o una parodia di esso. Perché, mentre la disoccupazione schizza al 13%, la crescita del pil torna sotto lo zero e i consumi sono vicini al collasso, la rivoluzione stellata guarda, con pericolosa e allarmante nostalgia, a un passato che noi tutti avremmo voluto rimanesse relegato ai libri di storia. "Il comunismo è morto perché è stato applicato male - dice Grillo - ma magari poteva essere una bella idea".
Due piazze, quella di Firenze e quella di Roma. Si urlano addosso. Alla chiusura della campagna elettorale del M5S accorre anche Gianroberto Casaleggio e, in un monocorde discorsi ai militanti grillini, cavalca la polemica sulle spoglie di Berlinguer. Un braccio di ferro insulso che trova spazio nella vacua contesa tra l'Ebetino e Beppegufo. "Quando il cosiddetto premier ha detto a Grillo di sciacquarsi la bocca non sapeva cosa stesse dicendo", ha tuonato ieri sera Casaleggio chiedendo alla piazza di inneggiare a Berlinguer "in modo che lo sentano fino a Palazzo Chigi". E, scattando sull'attenti, i presenti hanno rigurgitato, in un boato cacofonico, il nome del politico comunista senza sapere nemmeno il perché. "Ber-lin-guer, Ber-lin-guer!". Un tifo da stadio che ha riportato alla memoria i giorni del "Ro-do-tà, Ro-do-tà!" nella lotta per lo scranno del Quirinale. "Berlinguer in una famosa intervista lanciò la questione morale - ha incalzato Casaleggio - ma il Pd di oggi ha nel suo dna solo la questione immorale". Peccato che, al pari di altri vecchi comunisti che ancora oggi ricoprono alte cariche dello Stato, Berlinguer guidò un partito che prosperò grazie ai fondi neri quell'Unione sovietica che progettava l'annientamento dell'Occidente e, quindi, dell'Italia.
"Il Movimento 5 Stelle è l'unico partito che porta avanti la questione morale di Berlinguer - spiega Grillo - siamo gli unici a portare avanti la sua eredità". Già allora Berlinguer aveva diviso, con violenza, l'Italia in due. Da una parte la sinistra moralmente superiore, dall'altra la destra moralmente inferiore. Una divisione dettata dalla mera appartenenza politica, una spaccatura etica che ancora oggi fa sentire la sinistra faccendona e arruffona sempre e comunque superiore. Questo l'insegnamento di Berlinguer che, in un'Italia devastata dalla crisi economica e dall'incapacità del terzo governo non eletto dal popolo, i grillini guardano con cieca ammirazione, non senza far ribollire la bile dei piddini. Tanto che addirittura Matteo Renzi, da sempre guardingo dalle analogie col passato comunista del Pd, è subito corso a citare aforismi del Caro leader: "Non lancio anatemi, sono espressione di fanatismo, e c'è troppo fanatismo nel mondo, disse Berlinguer nel 1981. Altro che il fanatismo pentastellato... Loro sono la paura, noi siamo la speranza.
Loro evocano il terrore, noi diamo fiducia". La lite tra il premier e il comico è una farsa che guarda al passato nell'incapacità di pensare al futuro del Paese. E, mentre Pd e M5S si contendono "l'eredità politica di Berlinguer", il Paese affonda.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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