La lotta ai contanti danneggia i più poveri

Circa il 20% degli italiani non ha la possibilità di scegliere tra contante e carta, dato che non dispone di alcuno strumento di pagamento elettronico

La lotta ai contanti danneggia i più poveri
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Da vari anni è viva un’accesa discussione sulla volontà degli uomini di governo di limitare l’uso del contante.

In genere, quanti vorrebbero soltanto pagamenti elettronici utilizzano una serie di argomenti che vanno dalla modernizzazione del Paese alla lotta all’evasione, fino al contrasto delle attività criminali.

Al contrario, chi rivendica il diritto di utilizzare il contante spesso muove da una prospettiva culturale avversa alla sovranità e quindi alla tassazione stessa, ma oltre a ciò pensa che non si possa mai fare ricorso a una presunzione di colpevolezza. Oltre a ciò, usare il contante tutela la privacy ed è comunque una libertà che va difesa.

Una questione solitamente rimane ai margini è quella che invece viene periodicamente messa in luce dalle ricerche che sottolineano come circa il 20% degli italiani non abbia la possibilità di scegliere tra contante e carta, dato che non dispone di alcuno strumento di pagamento elettronico.

È questo il caso dei senza tetto, senza dubbio, ma non solo. La lista di chi vive e sopravvive grazie al contante è piuttosto lunga. In quel gruppo assai consistente si collocano infatti numerose persone anziane, le quali vivono non di rado in aree rurali e meno digitalizzate, e quanti hanno un livello di istruzione più basso.

Tutto ciò dovrebbe fare riflettere chi oggi trova molto cool pagare con il telefonino e viene attratto anche da quegli strumenti di marketing (il cash-back, ad esempio) che hanno favorito il diffondersi dei pagamenti elettronici. E dovrebbe soprattutto farci fare qualche domanda sugli esercizi commerciali che ormai non offrono alternative al consumatore, dato che non accettano banconote e monetine.

L’universo progressista nemico del contante mostra, anche in questa circostanza, il suo completo sganciamento dai ceti popolari. Anche se usa ogni due per tre il termine «inclusività», in realtà poi fa tutto il possibile per creare difficoltà crescenti ai più deboli.

Dobbiamo allora iniziare a far comprendere a tutti che oggi un bar davvero inclusivo è quello che accetta le monete del consumatore privo di una carta di credito e non si rifiuta di servirlo soltanto perché non è interamente dentro il sistema.

Dirigersi verso una società senza contante, e dunque così

discriminatoria, dovrebbe fare orrore soprattutto a chi dice di preoccuparsi per le sorti degli ultimi. Se le cose non stanno così, probabilmente è perché alla sinistra Ztl tutto a sta a cuore meno che l’esistenza dei più fragili.

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