Roma - Arrendere non si sono arresi. Ma certo sono belli che circondati. L'aveva promesso, ha quasi mantenuto, Beppe Grillo: la sua irruzione nei Palazzi del potere farà epoca. Primo partito alla Camera per un pugno di voti davanti al Pd. E la prima rivoluzione è servita: ecco il primo leader politico italiano a vincere le elezioni senza esibire il sorriso arrampicato alle orecchie davanti alle telecamere. E nessuna festa in piazza, ma solo un elettrico tam tam sul web, come è stata condotta la campagna elettorale. È la politica 2.0 bellezza. Nel giorno in cui il MoVimento 5 Stelle prende in ostaggio l'intero sistema politico italiano, il comico genovese che non fa ridere tre quarti degli italiani se ne sta chiuso a Sant'Ilario, a curare «nell'orto la lattuga che mi scappa da tutte le parti», affidando le sue reazioni a tweet («ora l'onestà andrà di moda») e a filmati caricati in rete. Il discorso da vincitore morale in streaming alle 21.30 contiene i primi messaggi alla nazione. Roba molto «de sinistra»: «Faremo tutto quello che abbiamo promesso in campagna elettorale: reddito di cittadinanza, nessuno deve rimanere indietro». E poi: «Ci sono una ventina di milioni di italiani che non hanno voluto osare perché forse, sotto sotto, gli sta bene così: riconsegnare a Berlusconi il Paese credo che sia un crimine contro la galassia». Qualcuno pensa che sia quasi un endorsement per il centrodestra, ma Grillo ci mette poco a smentire un'alleanza Cinque Stelle-Pd: «Bersani, Berlusconi? Sono uomini falliti. Hanno portato questo Paese alla catastrofe. Faranno un governo Pdl-Pd? Ma sì, per forza. Noi siamo il vero ostacolo. Contro di noi non ce la possono più fare. Potranno andare avanti ancora per 6-7 mesi. E comunque niente inciuci o inciucetti». Anche perché dopo si tornerà al voto e per il MoVimento si tratterà di papparsi tutta la torta e non solo una bella fetta. Nel frattempo «aspettateci in Parlamento, sarà un vero piacere osservarvi. Mi chiedo dove ci collocheranno, spero che dietro ognuno di voi ci sia uno di noi».
Grillo era stato loquace anche in mattinata, dopo il voto che, unico anche in questo, ha voluto depositare nell'urna di lunedì, forse per il solo gusto di fregare giornalisti e fotografi che lo hanno atteso davanti al seggio genovese per tutta la domenica. Poi, dopo essersi portato via la matita fingendo distrazione (e gli spiritosi diranno che si è già adeguato al cliché del politico ladro) tiene il suo ultimo comizio. Quello in cui prefigura già quello che accadrà nel pomeriggio: «Qui c'è poco da festeggiare. Avendo a che fare con dei partiti cimiteriali, cosa festeggi, la vittoria su un morto? Qui c'è un Paese in macerie da ricostruire dalla base. Se non altro noi portiamo gente onesta in Parlamento. Questo voto cambierà la storia del Paese, vedremo come».
L'ingovernabilità per Grillo non è una notizia. «Ma non avete ancora capito che l'ingovernabilità è il sistema avuto finora? L'ingovernabilità è quella fatta da finti economisti, finti politici. Ma la gente ha capito voltando le spalle a qualsiasi partito. Meglio di questi politici, basta che ci metti Qui, Quo Qua». Quanto a lui, il politico non intende farlo. «Io sono solo una persona che dà una mano, controlla, esercita la funzione di garante». Quando le argomentazioni del M5S perdono il megafono carismatico di Grillo e finiscono nella bocca degli altri militanti sembrano però afflosciarsi.
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