Le mani di Matteo Messina Denaro dietro il business dell'eolico

Ci sono alcuni settori imprenditoriali in cui la criminalità organizzata ha tessuto con maggiore forza la propria rete

Le mani di Matteo Messina Denaro dietro il business dell'eolico

Ci sono alcuni settori imprenditoriali in cui la criminalità organizzata ha tessuto con maggiore forza la propria rete. La strategia di ripulire il denaro derivante da proventi illeciti investendolo in attività legali intestate a prestanomi va avanti ormai da anni con la parola d’ordine di diversificare. Nell’ambito di questo progetto criminale, la mafia si è concentrata su alcuni ambiti ritenuti più redditizi e in cui poter massimizzare i propri guadagni e gran parte di queste attività è connessa al tema dell’energia e dell’ambiente intravedendo nella transizione ecologica una grande opportunità.

Se è noto l’interesse delle cosche nel settore dei rifiuti e in particolare nella gestione delle discariche (motivo in più per accelerare sui termovalorizzatori), meno approfondita è l’attenzione alle rinnovabili e in particolare all’eolico. Eppure si tratta di un ambito su cui, come emerso dalle intercettazioni e dai sequestri realizzati in questi anni, anche il boss Matteo Messina Denaro ha cospicui interessi.

Si stima che dei quattro miliardi (per difetto) del patrimonio sequestrato ai prestanome del boss, una parte consistente sia arrivata dall’energia eolica. Secondo investigatori e magistrati, è considerato vicino a Messina Denaro l’imprenditore trapanese Vito Nicastri, pioniere del green in Sicilia e non a caso definito “il Re del vento”, oggetto del più grande sequestro effettuato in Italia pari a 1,3 miliardi di euro realizzati proprio con le rinnovabili.

Anche Salvatore Angelo, a cui nel 2015 sono stati sequestrati 7 milioni, avrebbe gestito per Cosa Nostra alcune attività nel settore delle rinnovabili che hanno avuto uno sviluppo vertiginoso in Sicilia grazie agli incentivi pubblici. Fotovoltaico, biomasse ed eolico, sono i settori in cui Angelo operava attraverso "una fitta rete di società controllate direttamente o indirettamente dall'imprenditore salemitano”.

Si tratta solo di due due casi di una rete gestita dalla criminalità organizzata molto più vasta che ha messo da tempo gli occhi (e le mani) sull'energia green. Non è un caso che la mafia si sia indirizzata sull’energia pulita che offre numerosi vantaggi: da un lato si tratta di un ambito in forte crescita ed espansione, dall’altro lato ci sono sovvenzioni milionarie dallo Stato e dall’Unione europea da intercettare con il paradosso di svolgere attività criminali con i soldi pubblici.

Come spiega il Quotidiano del Sud, è probabile che il suo raggio d’azione non si sia limitato alla Sicilia: “In virtù di questa alleanza criminale Messina Denaro potrebbe essere stato in Calabria, nei suoi trent’anni di latitanza ma, soprattutto, potrebbe aver fatto affari con la ‘ndrangheta, come dicono i pentiti. Il turismo e l’eolico sono due settori su cui lucrano la mafia in Sicilia e la ‘ndrangheta in Calabria. Spunti in tal senso sono emersi da numerose indagini. Le galline dalle uova d’oro sarebbero state Vito Nicastri per l’eolico e Carmelo Patti per il turismo, imprenditori prestanome di Messina Denaro”.

L’arresto del super boss

costituisce un monito per lo Stato sugli interessi economici connessi alla transizione ecologica anche in vista dei miliardi di euro del Pnrr che verranno investiti in questo settore per vigilare e tenere gli occhi ben aperti.

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